Precipita nel vuoto, muore Petrullo

L’ex calciatore è deceduto per le ferite riportate nella caduta nella tromba delle scale. Non si esclude l’ipotesi suicidio

Non si saprà mai se Paolo Antonio Petrullo, il 45enne morto ieri mattina nell’androne del palazzo al civico 225 di via Posidonia, ha voluto, con un gesto volontario, porre fine alla sua esistenza lanciandosi nella tromba delle scale dell’edificio in cui abitava o se l’uomo, a causa di uno stato alterato dovuto all’alcol - era spesso ubriaco, racconta chi lo conosceva - abbia perso l’equilibrio in prossimità delle scale e sia caduto battendo violentemente la testa. Sta di fatto che la vita del 45enne, costellata da tante soddisfazioni ma di altrettante, e ben più destabilizzanti, delusioni ieri mattina si è conclusa nel modo più drammatico, in una pozza di sangue che ha presto ricoperto - ed è rimasta lì per tutta la mattinata - il pavimento di marmo del portone. Dove la portiera del palazzo lo ha visto agonizzare prima che spirasse. Inutili si sono rivelati, infatti, i tentativi di rianimare l’uomo da parte dei soccorritori giunti sul posto in ambulanza; Paolo Petrullo è morto poco dopo le 9, a pochi passi dal gabbiotto della portineria del palazzo in cui, al primo piano, abitava con la madre da alcuni anni, da quando il suo matrimonio, che gli aveva regalato anche una figlia, era finito in malo modo.

L’uomo, raccontano i vicini, da tempo ormai non era più in sè, beveva molto e le forze dell’ordine, giunte sul posto dopo l’allarme lanciato dai condomini, lo conoscevano bene. Diversi, infatti, gli episodi di cronaca che lo avevano visto protagonista negli anni del declino, nei quali da promettente calciatore - Petrullo aveva giocato anche nella Salernitana in gioventù - era diventato un alcolizzato violento e irascibile, deriva, questa, che lo aveva portato ad essere anche arrestato un paio di anni fa per oltraggio a pubblico ufficiale.

«Non stava bene - racconta un suo vicino di casa - chiedeva spesso soldi in giro con la scusa che doveva comprare dei farmaci ma poi lo vedevamo entrare nel primo bar e comprare alcolici, a qualsiasi ora». Secondo la ricostruzione dei poliziotti intervenuti sul posto, l’uomo è morto in seguito alle profonde ferite al cranio riportate nella caduta nella tromba delle scale del palazzo, caduta che però non è stato possibile decifrare da quale altezza sia avvenuta. Alcuni, tra i condomini, hanno parlato di un volo dal sesto piano, altri hanno, invece, scartato l’ipotesi del suicidio optando per quella dell’incidente. «Avrà perso l’equilibrio e sarà caduto La salma, dopo essere stata rimossa dal luogo del decesso, è stata restituita ai familiari. Non si è, quindi, proceduto con il sequestro del corpo propedeutico all’esame autoptico.

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