LA TRAGEDIA

Positano, travolse e uccise Fernanda: condannato

Cinque anni per l’autista Ncc di Pompei che ignorò il semaforo rosso al senso unico alternato e investì la 17enne in scooter

POSITANO - Cinque anni di reclusione. È la pena inflitta al pompeiano D. L. , autista Ncc classe ’93 che quel maledetto 21 ottobre, Anno Domini 2021, in barba al rosso del semaforo che gli imponeva di fermarsi, col suo minivan, un Mercedes classe V, tra i 60 e i 70 chilometri orari sorpassò tre veicoli in sosta e imboccò uno degli innumerevoli sensi unici alternati disseminati lungo la Statale 163, quello in località Garitta di Positano, travolgendo l’Honda Sh che la 17enne Fernanda Neve Marino stava utilizzando per raggiungere il suo liceo, il “Salvemini” di Sorrento. La giovanissima di Montepertuso non arrivò mai più a scuola: perse la vita sull’asfalto dell’Amalfitana. E l’autista, risultato positivo ai cannabinoidi, fu arrestato dai carabinieri della Compagnia d’Amalfi, diretti dal capitano Umberto D’Angelantonio : finì ai domiciliari. Misura cautelare contestata dall’avvocato del giovane di Pompei per mezzo d’un appello al Tribunale della libertà.

Via la patente. Istanza rigettata a giugno scorso dalle toghe del Riesame con un’ordinanza che è stata impugnata davanti alla Corte di cassazione. Invano: gli ermellini della Quarta sezione penale – presidente il giudice Andrea Montagni , relatrice Marina Cirese – hanno bocciato il ricorso dell’autista Ncc: una sentenza emessa sul finir di novembre 2022 ma le motivazioni sono state pubblicate nelle scorse ore. E proprio di lì s’apprende che il 29enne è stato condannato a cinque anni di reclusione: una pena stabilita il 30 maggio scorso dal gup del Tribunale di Salerno, che escluse l’aggravante riconosciuta in riferimento al reato di omicidio stradale. Poco dopo la sentenza del giudice dell’udienza preliminare, le toghe del Riesame hanno rigettato la richiesta di revoca dei domiciliari. Per i magistrati della Corte di cassazione – e pure per il procuratore generale Giulio Romano – hanno fatto bene. L’appello cautelare proposto dal pompeiano era fondato su un provvedimento emesso a dicembre 2021 dal prefetto di Salerno Francesco Russo : al tempo l’ufficiale di governo dispose la sospensione quinquennale della patente.

L’istanza di liberazione. Proprio sulla scorta di quella decisione il legale aveva chiesto la liberazione del proprio assistito: «La persistenza dell’esigenza cautelare – era l’assunto difensivo – deve fondarsi su elementi concreti e non congetturali, in particolare sulla presenza di elementi indicativi dell’effettività di un concreto ed attuale pericolo di reiterazione». In altre parole, la posizione della difesa era che l’autista, privato della patente di guida, non avrebbe più potuto reiterare il reato commesso quel 21 ottobre. E che, di conseguenza, non avrebbe avuto più senso la misura cautelare ai danni del giovane pompeiano.

«Rimanga ai domiciliari». Rilievi che non sono stati condivisi dal Tribunale della libertà salernitano e nemmeno dalla Corte di cassazione: «La condotta dell’autista, peraltro conducente professionale di mezzi, risulta sintomatica di una peculiare propensione a derogare sia alle normali regole di prudenza che alle disposizioni normative in tema di circolazione stradale». E il Tribunale ha evidenziato come il giovane autista di Pompei «non solo sia passato con il rosso in una strada a senso alternato, ma abbia superato tre macchine ferme procedendo ad una velocità di circa 60/70 chilometri orari che non gli consentiva neanche di arrestarsi al sopraggiungere di un altro mezzo». E non contano la sospensione della patente («Non inibisce comunque l’utilizzo di mezzi per i quali non sia richiesto il titolo abilitativo») né l’esclusione dell’aggravante, l’avvenuto risarcimento del danno, l’ammissione dell’addebito e l’assenza di precedenti penali. La giovane Fernanda era uscita per andare a scuola in sella al proprio scooter, come sempre: morì su quella maledetta Statale Amalfitana eternamente lastricata di ostacoli. E di morti.