Porto, chiesti 200 milioni alla Regione

Per consolidare lo scalo sfruttando i fondi europei. Allarme Cisl: «Fiat e Grimaldi vanno via». Ma Annunziata smentisce

Ventiquattro ore dopo l’annuncio del gruppo Fca-Fiat, che da febbraio inaugurerà il collegamento tra il porto di Civitavecchia e quelli nordamericani di Baltimora e Halifax per far viaggiare le sue Chrysler, il segretario generale della Cisl Campania Lina Lucci grida allo scandalo, temendo che non solo Fiat, ma pure l’armatore Grimaldi, possano dire addio alla partnership con lo scalo salernitano. «Caldoro convochi al più presto una cabina di regia sulla logistica e la portualità per evitare di ripetere lo scempio di Napoli», ha tuonato ieri la rappresentante sindacale. Ma allo stato, nessuno dei due player ha palesato l’intenzione di rinunciare al contatto con il porto cittadino, da dove, pochi giorni fa, sono salpate a bordo della Grande Anversa, le Jeep Renegade destinate agli Stati Uniti. Una svista? No. La verità è che l’Autorità portuale sta facendo da tempo pressing sulla Regione per ottenere un cospicuo finanziamento (si parla di circa 200 milioni di euro) per poter completare lo snodo del Cernicchiara e realizzare un retroporto a servizio della provincia, trasformando le gallerie in una sorta di nastro continuo e creando una grande area per il deposito delle autovetture che così potrebbero liberare lo scalo. Porta la data di novembre la lettera con cui il presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata ha chiesto allo staff di Caldoro di poter accedere ai fondi europei che la Regione ancora non è riuscita a spendere (il termine è il 31 dicembre): «Se ci sono ancora fondi, e ci risulta ci siano circa due miliardi di euro, abbiamo progetti immediatamente cantierabili per far decollare la portualità e portare a casa risultati migliori. L’anno scorso il traffico di esportazione di autovetture - ha spiegato - è cresciuto del 32%. Possiamo fare meglio, completando il consolidamento delle banchine e la modernizzazione». Da novembre ad oggi, da Napoli sono però arrivate solo risposte interlocutorie: «Le procedure sono farraginose, senza un sistema snello rischiamo di scoraggiare gli investitori». In ogni caso questo, ribadisce Annunziata, non significa che Fiat e Grimaldi vogliano fare i bagagli: «Non abbiamo avuto alcuna comunicazione e mi sento di escluderlo categoricamente». La Cisl ha dunque voluto forzare la mano, nella speranza che la Regione sciolga la riserva sui fondi da destinare allo scalo cittadino, per la realizzazione di un retroporto di cui ha parlato ieri anche il figlio del sindaco, Roberto De Luca, in un incontro con il numero uno dell’Authority. De Luca junior ha sottolineato la necessità di creare una «rete di aree retro-portuali, ciascuna al servizio dei principali comparti produttivi della provincia, agroindustria nell’Agro; lattiero-caseario nella zona di Battipaglia; ortofrutta nella Piana del Sele. Solo così sarà possibile rendere fruibili le connessioni sia tra i vari siti, che con il grande hub rappresentato dall’Interporto di Nola».

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