Pontecagnano, prescritta la lottizzazione abusiva

Case in zona commerciale, imputati Anastasio e altri 24 tra costruttori e tecnici Rinviata la requisitoria ma il reato è estinto. Rimane il rischio della confisca

PONTECAGNANO FAIANO. Non ci saranno sanzioni penali per la presunta lottizzazione abusiva di via Picentino, che ha visto sorgere tre lotti di appartamenti in una zona di Pagliarone riservata a negozi e attività artigianali. Se reato vi fu la giustizia comunque non potrà sanzionarlo, perché nel frattempo sono trascorsi dieci anni (era il 2007) e tanto gli illeciti edilizi quanto i presunti falsi e abusi d’ufficio sono ormai estinti. «È tutto prescritto» ha confermato ieri mattina la nuova presidente della prima sezione penale, Marinella Montefusco, rinviando a settembre le conclusioni di pubblico ministero e difesa. Resta tuttavia il rischio della confisca degli immobili, che può essere applicata anche se il reato è prescritto. Sarà su questo elemento che si concentrerà a fine settembre la discussione delle parti, anche se alcuni difensori hanno preannunciato di voler chiedere per i loro assistiti un’assoluzione nel merito. Una posizione, quest’ultima, che riguarda in particolare i tecnici comunali, finiti sotto processo per la concessione di permessi edilizi che gli inquirenti ritengono illegittimi. Con loro sono imputati i professionisti che hanno stilato i progetti e i costruttori che li hanno realizzati: Guido Pappalardo e l’ex consigliere provinciale Antonio Anastasio, da pochi giorni in carcere con l’accusa di aver fatto leva su esponenti della camorra per far cadere l’amministrazione Sica e candidarsi a sindaco. Con Pappalardo era titolare della Cta (Costruzioni Tecniche Avanzate srl), l’impresa che realizzò tre comparti edilizi, per un totale di 46 appartamenti più box seminterrati, camuffando da uffici – secondo l’accusa – quelli che erano in realtà abitazioni con tanto di sottotetti e cucine. Gli imputati sono in tutto 25, tra cui alcuni promissari acquirenti delle case, che avrebbero contribuito all’abuso edilizio. Nell’avviso di conclusione delle indagini il sostituto procuratore Roberto Penna ha inoltre rilevato che parte di quegli immobili erano stati realizzati a meno di 150 metri dal fiume Picentino, «in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale e di inedificabilità». Dal Comune avrebbero poi ottenuto una falsa attestazione di conformità al regolamento edilizio, perché la vocazione residenziale degli edifici sarebbe stata evidente dai grafici allegati ai progetti e perché comunque anche una destinazione esclusiva a uffici sarebbe stata irregolare, visto che il comparto era destinato in maniera esclusiva a negozi e attività di artigianato. Quante e quali siano state le eventuali condotte dolose, la sentenza non potrà dirlo, limitandosi (salvo richieste di assoluzione nel merito) a una declaratoria di prescrizione. Sui proprietari di quegli appartamenti, però, incombe il rischio della confisca.

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