«Pompei è ancora viva tra crolli e incompetenti»

L’archeologa napoletana parla del suo ultimo libro scritto con Eva Cantarella «Un lavoro informativo e di guida con ricerche, storie, personaggi e schede»

NAPOLI. Passionale, competente, puntuale. «Mi sento un po’ tedesca», sottolinea con una smorfia gentile Luciana Jacobelli, archeologa napoletana, che da 25 anni affonda mani e stivali negli scavi più famosi. Sua è stata l’idea di scrivere il libro “Pompei è viva” (Feltrinelli editore, 215 pag.), steso a quattro mani, insieme a Eva Cantarella, docente di Diritto greco all'Università di Milano. La terza collaborazione tra le due donne che hanno già pubblicato “Un giorno a Pompei” (Electa, 1999) e “Nascere, vivere e morire a Pompei” (Electa 2011). Lei, Luciana Jacobelli, insegna Metodologia della Ricerca Archeologica all'Università del Molise e ha insegnato Antichità Pompeiane all’Università Bicocca di Milano. Collabora con l’Università UERGJ di Rio de Janeiro. Ha eseguito scavi in Italia e all’estero.

Pompei è viva, titolo elementare.

«È un libro rivolto a tutti. La scrittura e la lettura sono semplici e piane, nulla è dato per scontato, ma la ricerca storico-archeologica è minuziosa. raccontiamo la vita quotidiana a Pompei e nella seconda parte anche i monumenti più noti in una scheda, così può essere utile sia come libro informativo sia come guida».

Qual è l’aspetto più inedito?

«Elemento di novità sono le storie che vengono raccontate, in particolare di alcuni personaggi che si trovavano nel 79 a.C a Pompei o in altre città vesuviane e che elementi storico-archeologici hanno fatto scoprire che erano sicuramente sopravvissuti all’eruzione».

La situazione degli scavi è così disastrosa?

«Nel libro non manca il quadro drammatico dello stato di conservazione dei reperti, delle losche vicende legate alla gestione del patrimonio, dello scasso del Teatro Grande».

La pagina più bella della sua esperienza e la più butta?

«Lo scavo delle terme suburbane di Pompei e il giorno del crollo della Schola Armaturarum».

Quale futuro politico a Pompei?

«La scelta di dividere nuovamente le soprintendenze di Napoli e Pompei sembra un buon passo per una ripresa dell’area. Ma la politica continua a inviare a Pompei gente non molto competente. Ora si aspettano le nuove nomine, speriamo in un cambio di tendenza».

Lei ha credibilità internazionale, in Brasile le offrono una cattedra ma a 58 anni è ancora precaria.

«Non mi sento più una precaria, anche perché dovrei pagare uno psicanalista e non ho i soldi. Mi sento una libera professionista».

Ferruccio Fabrizio

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