«Politiche sociali, occorre un segnale forte»

La denuncia di Raviotta, presidente Cotucit: «Scafati non si può ancora definire un paese civile»

SCAFATI. Il consigliere comunale Michele Raviotta, presidente del Cotucit, lancia un grido d’allarme sulle carenze dei servizi per le fasce deboli.

È ripartito il servizio del centro polifunzionale per minori di Santa Maria delle Grazie con la nuova gestione del Comune insieme alla parrocchia di don Antonio Federico. La commissione affari sociali ha di fatto avviato in sinergia con i parroci e le Caritas una mappatura del territorio per individuare le famiglie a rischio e le necessità più impellenti. La situazione registrata è allarmante: sono in aumento le famiglie che vivono un forte disagio economico. «Occorre dare un segnale forte. Le politiche sociali non sono ancora diventate una priorità per l’ente – sostiene Raviotta - Scafati non si può ancora definire un paese civile. Il Piano di zona è stato svuotato del personale e non è più in grado di dare risposte concrete. Al momento è un ostacolo allo sviluppo delle politiche sociali. Le maggiori responsabilità gravano su Scafati comune capofila».

Le difficoltà ancora irrisolte: «La questione delle 30 ragazze madri si è appena chiusa con difficoltà. Ancora una volta hanno avuto il contributo trimestrale in ritardo. Sono fondi già assegnati, ma il Piano di zona per carenza di personale non riesce ad ottemperare ai suoi compiti in tempo. Il problema riguarda anche i 7 casi di Sla che ci sono in città, rimasti ancora senza contributo. Il centro disabili di via Bonaduce, poi, ha riaperto temporaneamente, ma solo di mattina e non basta».

Raviotta lancia una proposta: «O si fa funzionare in modo efficiente il Piano di zona, tenendo conto che dare risposte alle categorie a rischio è una necessità, oppure ognuno dei 15 comuni del Piano potrebbe mettere a disposizione un proprio dipendente per smaltire la mole di lavoro che resta bloccata. Se non ci sono le condizioni, meglio che il Piano chiuda, visto che ormai è una palla al piede, solo un carrozzone clientelare, ma la carenza di personale si ripercuote sui servizi. Poi si potrebbe sollecitare la Regione a ripensare le politiche sociali e a Scafati chiudere l’istituzione “Scafati solidale” per riaffidare le politiche sociali all’ente».

Infine un appello: «È necessario pensare a nuove soluzioni, come la family card, per andare oltre il pacco alimentare, e istituire l’ostello della solidarietà a gestione comunale nella sala mensa dell’ex manifattura dei tabacchi per famiglie sfrattate e ragazze madri senza fissa dimora».

Maria Rosaria Vitiello

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