abusivismo

Polacco accusa i colleghi di Forza Italia

Separati in casa i consiglieri di Forza Italia: Enrico Polacco, Massimo Esposito e Annalisa Della Monica. Le scelte dell’uno non sono quelle degli altri. Polacco, ieri, ha accusato i colleghi di...

Separati in casa i consiglieri di Forza Italia: Enrico Polacco, Massimo Esposito e Annalisa Della Monica. Le scelte dell’uno non sono quelle degli altri. Polacco, ieri, ha accusato i colleghi di partito, Della Monica ed Esposito, di aver votato contro la delibera per la risoluzione del problema “abusivismo di necessità” e di non essere coerenti con le battaglie che lo stesso partito porta avanti a livello nazionale. Polacco, peraltro, lancia una sorta di ultimatum al partito sostenendo che è finito il tempo di «tergiversare» e «sottrarsi alla responsabilità di prendere decisioni chiare e trasparenti».

«La battaglia di Forza Italia e la recente deliberazione del consiglio comunale – afferma Polacco in una nota – rispondono anche e soprattutto all’esigenza di una riappacificazione sociale dopo anni in cui la questione è stata posta in modo manicheo, quasi come una nuova guerra di religione. Nella stragrande se non nella totalità dei casi ci troviamo di fronte a uno stato di necessità, all’esigenza di venire incontro, facendo appello unicamente alle proprie risorse economiche e ai sacrifici personali, alla fame di case, al dovere di assicurare un tetto ai propri figli».

«Ci siamo sempre mossi come Forza Italia – scrive ancora Polacco – tranne che nel momento topico dell’approvazione della delibera per la soluzione dell’abusivismo, quando sono rimasto solo nel ribadire con coerenza la posizione espressa dal nostro partito. A questo punto, è legittimo chiedersi a cosa servono le grandi battaglie dei nostri leader quando poi sul territorio non abbiamo la capacità di attuare i nostri propositi e tenere fede ai nostri impregni? E questo sol perché a livello locale viene consentita un’azione politica miope, fondata su logiche personalistiche e di rivalsa che risponde ad infimi interessi di bottega, sostanziandosi in decisioni incoerenti e non sufficientemente motivate». (a. f.)