LA SANITÀ

Pochi addetti in ospedale C’è la denuncia

Nuova levata di scudi del sindacato sulla fase delicata che sta attraversando l’Umberto I. «Un ospedale al limite del lecito», lo bolla Luigi Acanfora, segretario provinciale del Nursind. In una...

Nuova levata di scudi del sindacato sulla fase delicata che sta attraversando l’Umberto I.

«Un ospedale al limite del lecito», lo bolla Luigi Acanfora, segretario provinciale del Nursind. In una lettera ai vertici commissariali Giuseppe Longo e Caterina Palumbo, indirizzata anche al capo del personale Franco Avitabile, il sindacalista fa una disamina di quanto sta accadendo a viale San Francesco, dove ci sono «operatori stressati, demotivati e anche minacciati psicologicamente dagli stessi che dovrebbero tutelarli». Acanfora distingue due problematiche: una amministrativa e l’altra sanitaria. La prima fa capo a «una gestione del tutto inefficiente» con i maggiori responsabili che «agiscono per conto loro con idee discordanti e soprattutto ignorando quelle che sono le direttive pervenute dall’alto. Inoltre non vengono corrisposte indennità dovute ma nel contempo vengono erogate le stesse a lavoratori che non ne hanno più diritto». Per questo Acanfora chiede la rimozione del direttore amministrativo Mazziotti, del responsabile del personale Buoninconti e dell’infermiere amministrativo Napoletano. Per quanto attiene la questione sanitaria, a mettersi di traverso sono le ferie e la legge 161: «Molti reparti per garantire i livelli assistenziali sono costretti a ridurre i posti letto, mentre altri primari con “senso di responsabilità”, se così possiamo definirlo, lavorano con gli stessi posti riducendo il personale sui tre turni con enormi rischi anche per gli utenti. Altri invece hanno permesso la deroga alla 161 e altri primari decidono di chiudere il reparto per il mese di agosto, praticamente una vera e propria torre di babele e intanto la dirigenza dell’Asl decide di non decidere». Occorre un confronto, a facilitarlo, per Acanfora, deve essere la direzione commissariale: «Riteniamo necessario una condivisione comune a garanzia di personale e utenza».

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