“Pizzo” e finanziarie Gli arrestati in aula «Non siamo mafiosi»

Il Riesame decide sull’annullamento delle misure cautelari Accertamenti dei carabinieri su altre intimidazioni nel Sele

Lunga udienza ieri davanti al tribunale del Riesame per gli indagati del gruppo detto dei “palestrati”. Contro la misura degli arresti domiciliari disposta dal gip Dolores Zarone hanno fatto ricorso Francesco Altieri di Eboli, Sergio Rainone e Maurizio De Martino, di Pontecagnano. L’unico a rinunciarvi è stato Emanuele Sessa di Campagna. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Luigi Capaldo, Costantino Cardiello e Roberto Concilio, ha presentato i risultati delle indagini difensive contestando l’aggravante del metodo mafioso. Specificando i rapporti personali e commerciali tra gli indagati e le presunte vittime. I giudici del collegio del Riesame (Palumbo, relatore, Pisapia e Rulli) si sono riservati la decisione.

L’inchiesta della Dda di Salerno partì dopo l’attentato incendiario ai danni dell’agenzia ProfessionalFin di Campagna. Per gli inquirenti l’obiettivo del gruppo era quello di espandere la sua egemonia delinquenziale sul territorio. Tredici persone – dice la Procura – avevano messo in piedi un sodalizio criminale con base operativa al Quadrivio di Campagna e diramazioni ad Eboli e nel Sele. Nell’ordinanza del gip Zarone si riferimento al metodo mafioso - contestato dalle difese - che gli indagati avrebbero usato per compiere azioni minacciose, intimidazioni e taglieggiamenti di imprenditori e commercianti.

Tre sono gli episodi estorsivi accertati, ma sono in corso indagini per verificarne altri. Le vittime sono il titolare del supermercato Decò del Quadrivio e due agenti di intermediazione finanziaria. Il primo campanello di allarme i carabinieri di Eboli, guidati dal capitano Alessandro Cisternino, lo ebbero con la bomba carta lanciata contro la saracinesca dell’agenzia ProfessionalFin, sulla statale 19. Era la notte tra il 20 e il 21 ottobre 2014. I militari del nucleo operativo di Eboli, guidato dal tenente Francesco Manna, avevano già avviato un’attività info-investigativa con metodi di indagine tradizionale, riscontrando i primi indizi sul vincolo associativo instauratosi al Quadrivio fra gli indagati. Qualche mese dopo, a dicembre, le mire dei “ragazzi del Quadrivio” si spostano su un altro intermediario. Quest’ultimo acconsentì a presentare, per conto di uno degli arrestati, Altieri, una richiesta di finanziamento di 20/25mila euro. La pratica non andò a buon fine. Per l’intermediario cominciarono i guai. A gennaio scorso, invece, l’estorsione ai danni del titolare del supermercato Decò. Incendiarono i carrelli della spesa, la porta d’ingresso e le pareti esterne dell’esercizio commerciale. Il messaggio servì a convincere la vittima a corrispondere soldi al gruppo emergente del Quadrivio.

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