Piscina comunale L’opposizione chiede un’inchiesta

La società che gestisce la struttura deve 250mila euro Non sarebbe mai stata rispettata una vecchia convenzione

Tornano a riaccendersi i riflettori sulla complicata e irrisolta vicenda della piscina comunale di via Gino Palumbo. La questione, sollecitata dall’ex sindaco Marco Galdi e dal consigliere Massimiliano Di Matteo, approderà in aula consiliare questo pomeriggio, intanto però la patata bollente passa definitivamente alla giunta Servalli che è stata chiamata a esporre le proprie intenzioni a riguardo. L’obiettivo dell’amministrazione sarebbe quello di recuperare le somme dovute nel minor tempo possibile.

Da tempo, sotto accusa è finita la gestione dalla struttura di via Gino Palumbo da parte dell’Ati Porzio Sport Management Srl - “Società Cooperativa Acqua Park a.r.l. - A.S. Acquachiara Ati 2000”, che nel 2004, si aggiudicò la concessione dell’impianto per 25 anni. La piscina fu data in gestione dall’amministrazione Messina. Da allora, però, non sono state versate le somme dovute, rendendo impossibile la ristrutturazione dell’immobile. Dopo mesi di silenzio la questione è stata rispolverata nelle scorse settimane da Di Matteo e dall’ex-sindaco che a partire dal 2010 ha avviato una serie di azioni legali nei confronti della gestione. «Ho chiesto più volte – ha detto Di Matteo – di conoscere quali sono gli atti effettuati dall’avvocatura comunale in riferimento alla convenzione con la società che gestisce l’impianto per quantificare tutte le inadempienze». La cifra in debito, stando alle stime fatte da Galdi, si aggirerebbe intorno (se non oltre) i 250 mila euro. «Sono oltre 10 anni che la struttura sportiva è gestita senza che si corrispondano al comune le somme dovute – precisa Galdi – Sul piatto della bilancia anche un contenzioso in merito a una serie di lavori fatti inizialmente all’epoca dell’affidamento. Ma per ora la questione resta in bilico mentre aumentano gli zeri che la società affidataria dovrebbe corrispondere al comune». Così da parte di Galdi arriva la richiesta di istituzione di una commissione d’indagine per individuare responsabilità e provvedimenti. Intanto però la piscina comunale, fra tante difficoltà, è aperta e svolge regolarmente le proprie attività.

Le condizioni in cui versa risultano precarie a causa dei mancati interventi di manutenzione ordinaria che nel frattempo sono diventati straordinari. La struttura è stata oggetto nel 2013 di un’ordinanza di sospensione delle attività all’indomani di alcuni sopralluoghi eseguiti dai funzionari dell’ufficio tecnico che avevano messo in luce alcune precarietà che non garantivano le condizioni di salubrità della struttura. Nel verbale trasmesso si leggeva che “alcuni ambienti in uso all’esercizio necessitavano di interventi di manutenzione atti ad eliminare alcune carenze igienico strutturali”.

«Avviammo un’azione per mandare via i gestori e recuperare i soldi – continua Galdi – La causa è stata portata all’attenzione del Tar, oggi è in Consiglio di Stato. Entro la primavera avremo la sentenza di merito che dovrebbe consentirci di rientrare nel possesso materiale di questa piscina. Sempre che la maggioranza abbia intenzione ad aderire alla proposta di una commissione d’indagine che va nel senso dell’interesse pubblico».

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