Pili chiede scusa «Amavo mia moglie È stato un raptus»

Il drammatico racconto del 48enne operaio di Vibonati Voleva trasferirsi in Germania per lavoro, lei si opponeva

VIBONATI. Vecchie incomprensioni che covavano ormai da anni ma anche una recente lite per motivi di lavoro alla base del raptus omicida che ha spinto il 48enne Sandro Efisio Pili ad ammazzare con una coltellata la moglie 39enne Pierangela Gareffa, nata in Venezuela ma sempre vissuta a Vibonati.

L’uomo, originario della Sardegna, durante l’interrogatorio di ieri mattina nel carcere di Sala Consilina, tenutosi alla presenza del procuratore capo di Lagonegro Vittorio Russo e del capitano Emanuele Tamorri, ha ricostruito agli inquirenti con la massima lucidità le sequenze del raptus omicida raccontando le motivazioni che lo hanno spinto al tragico gesto. «Volevo trasferirmi con la famiglia in Germania, per trovare un lavoro – ha spiegato il 48enne che al momento è disoccupato – ma Pierangela non voleva lasciare Vibonati e l’Italia per non creare un disagio a nostro figlio di 12 anni che frequenta la scuola a Sapri». «È stato un attimo, non ho capito più nulla - ha aggiunto a verbale - Vi giuro che non volevo ammazzarla, io la amo ancora. Chiedo scusa per quello che ho fatto...».

Parole di pentimento che arrivano dopo aver negato per alcune ore ogni responsabilità. “Si è fatta male in giardino” aveva detto subito dopo l’accaduto ai carabinieri accorsi sul luogo della tragedia. Ora è rinchiuso nel carcere di Sala. Il gip dovrebbe convalidare l’arresto nella giornata di oggi, emettendo la consequenziale ordinanza di custodia cautelare. Intanto sempre nel pomeriggio di oggi è prevista l’autopsia sul corpo della donna che verrà effettuata all’ospedale di Sapri dal medico legale Adamo Maiese. I familiari della vittima, difesi dall’avvocato Giovanni Falci, hanno nominato un proprio consulente, il dottor Panfilo Maiurano. I carabinieri del Nucleo operativo di Sapri, insieme ai colleghi della Scientifica di Salerno, hanno effettuato i rilievi nell'abitazione, trovando tracce di sangue in cucina e camera da letto; e in un mobile del soggiorno hanno rinvenuto anche l’arma del delitto: un coltello da cucina di circa 30 centimetri che l’assassino aveva riposto all’interno di una confezione di coltelli mai utilizzati.

È stato lo stesso Pili, dopo la confessione, ad indicare ai militari l’arma utilizzata. La donna lavorava come badante, il marito è invece disoccupato. Non è stata ancora fissata la data dei funerali che si terranno probabilmente nella giornata di domani. Il figlioletto di dodici anni è stato invece affidato ai nonni. La notizia dell'omicidio ha creato non poco scalpore nella zona dove la vittima era molto conosciuta e stimata.

Vincenzo Rubano

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