Piero e Roberto, sfida a colpi di convegni

Il primogenito di De Luca prepara una convention dei Socialisti europei e l’altro risponde con una conferenza programmatica per lo sviluppo

SALERNO. Fratelli rivali a suon di convegni. Con settembre ormai alle porte, mancano otto mesi alle elezioni comunali che a maggio 2016 chiameranno alle urne i salernitani per scegliere il successore di Vincenzo Napoli sulla sedia di primo cittadino. In corsa ci sono anche i due rampolli dell’ex sindaco e governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Tra Piero (che, come erroneamente scritto ieri, non è stato rinviato a giudizio ma risulta soltanto indagato nell’ambito dell’inchiesta sul crac Ifil, ndr) e Roberto la corsa a “far primo” per ottenere non tanto una candidatura quanto un’investitura, sarà segnata da due uscite pubbliche che i due avrebbero già messo in agenda a distanza di venti giorni l’uno dall’altro.

A fare per primo, almeno stavolta, dovrebbe essere il primogenito Piero, che sta organizzando un incontro dei Socialisti europei sul futuro del Meridione insieme all’europarlamentare Pd Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici a Bruxelles.

Sguardo rivolto alla città e al suo contesto metropolitano per Roberto, che con il suo “think tank” Articolo 41, ha invece in cantiere una conferenza di sviluppo programmatico dalla quale raccogliere elementi utili per costruire una base di idee e progetti per il futuro di Salerno e dell’hinterland. Ad unire i due fratelli potrebbe essere la presenza del padre ad entrambe le iniziative. Una presenza che però non dovrebbe essere interpretata come un endorsement bipartisan alla loro discesa nell’agone politico. Piero e Roberto dovranno infatti camminare sulle proprie gambe per dimostrare, ai detrattori in primis, che il loro impegno non è soltanto legato al fatto di essere “figli di”.

Per mettere a tacere i maligni, la strada da seguire sarebbe quella di sottoporsi all’esame del consenso popolare. Ed è questo il suggerimento che avrebbe ricevuto Roberto. A darglielo sarebbe stata la madre, Rosa Zampetti, ex moglie del presidente della Regione. Secondo la funzionaria dell’Asl non c’è altro modo di spegnere ogni possibile futura polemica che quello di entrare a Palazzo di Città da eletto e non – come invece si dice – da nominato, magari in giunta e con una delega forte come quella al Bilancio, un’ottima palestra dove allenarsi per farsi trovare pronto, tra cinque anni, ad essere un ottimo candidato alla carica di primo cittadino.

Un posto al quale aspira sicuramente anche Piero, il quale ha pubblicamente ammesso che diventare un giorno sindaco della sua città «sarebbe un grande onore». Per ora, anche stando al tema dell’iniziativa in programma, i suoi obiettivi sarebbero un po’ distanti da Salerno. Il suo orizzonte resta, al momento, sempre quello romano che porta diritto alla Camera dei deputati. I due destini, insomma, sembrano già scritti e ad anticipare le mosse future sono anche i diversi impegni all’interno del partito: nazionale per Piero, all’interno dell’assemblea nazionale del Pd, locale per Roberto, con l’incarico di responsabile economico della segreteria provinciale guidata da Nicola Landolfi. Per Piero, quindi, si tratterebbe di aspettare almeno altri due anni quando, salvo sorprese, si concluderà naturalmente la legislatura in corso. Importante è mettere una bandierina sul patrimonio politico ed elettorale lasciato da papà Vincenzo. Entrambi sanno che a vincere sarà quello che arriverà per primo. La città di Salerno, insomma, rischia di diventare una “questione di famiglia”. In questo clima altamente surriscaldato e che potrebbe raggiungere temperature ancor più estreme con il passare delle settimane e dei mesi, l’unica cosa che appare piuttosto certa è che le primarie, strumento di democrazia per eccellenza del Pd – ma già rottamate dal premier-segretario Matteo Renzi – non ci saranno neanche stavolta. I buoni propositi dei mesi scorsi, espressi anche da Landolfi, rischiano di infrangersi miseramente contro il muro rappresentato dalla ingombrante presenza dei “De Luca brothers”, determinati più che mai a non lasciare che il Comune, la loro “seconda casa”, finisca tra le mani di qualche “estraneo” che potrebbe sfuggire al controllo dell’apparato mandando in “crash” uno dei più collaudati sistemi di potere locale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA