Piazza, fretta sul consolidamento

Il Comune non voleva le verifiche che potrebbero ridurre gli interventi disposti dopo il cedimento

L’ordinanza di incidente probatorio emessa dal gip Vito De Nicola servirà a fugare ogni dubbio sul progetto e soprattutto sulla tenuta di Piazza della Libertà. Ed in più, oltrettutto eviterà che se le prove dessero esito positivo, l’amministrazione ed anche le altre figure coinvolte nella vicenda trarrebbero beneficio sia in termini di responsabilità, più limitate e solo ad alcuni settori, e sia in termini economici laddove il consolidamento, più volte sollecitato dal Comune, non sarebbe necessario, in special modo per i settori più vicini al mare, quelli per intenderci costruiti con una soluzione progettuale meno complessa di quella scelta per la piazza. Tali prove, che pure il progettista strutturale, l’ingegnere Vincenzo Nunziat a (tra gli otto indagati per il crollo di parte del solaio in uno dei settori della piazza) aveva sollecitato - anche a sue spese -, erano state respinte sia dal Comune che dall’impresa di costruzione - la Esa -. Perché? Perché, soprattutto il Comune parte lesa in questa vicenda, ha preferito accelerare i lavori di consolidamento e non garantirsi gratuitamente una prova che gli avrebbe fatto risparmiare tempo e denaro? Così, dopo il diniego ad esercitare le prove, sul tavolo dei pm - Polito e Valenti - arriva la richiesta dell’incidente. Ma da semplice prova di carico, i giudici hanno voluto anche accertare quello che i consulenti di Nunziata, il professore Mazzolani - tra le massime autorità in fatto di progettazione strutturale - e Giuseppe Frilli hanno indicato, in una relazione, come difetti nel confezionamento del calcestruzzo. Difetti (detti “nidi di ghiaia”), secondo i consulenti, che producono effetti negativi importanti riducendo, a lungo termine, la durabilità dell’opera perché comprometterebbero la protezione delle armature di ferro. In particolare i consulenti Mazzolani e Frilli, evidenziavano come già erano stati eseguiti interventi di riparazione delle cosiddette zone a “nido di ghiaia”. Per questo erano state richieste, oltre alle prove di carico, anche prove sulla resistenza del calcestruzzo. Nelle conclusioni i consulenti puntualizzano come appaia chiara la diversa qualità di esecuzione fra i quattro settori. Non solo per il cattivo posizionamento delle armature ma anche per la presenza di “nidi di ghiaia” e discontinuità di getto. Tutti elementi, questi, confermati dalle prove eseguite già nell’agosto del 2012, in pratica un mese dopo il cedimento del solaio. Sono passati già sette mesi. L’altro giorno la piazza è stata sequestrata dai carabinieri del Noe.

Lo stop ai lavori di consolidamento si è reso necessario per evitare l’alterazione dello stato delle cose. In pratica, la preoccupazione è stata quella che un qualsiasi tipo di intervento alla struttura potesse in qualche modo rendere nulle le prove predisposte. L’incarico sarà affidato, il 19 marzo prossimo, al professore Nicola Augenti. Le prove richieste dovrebbero essere l’ultimo atto di una vicenda che in questi mesi - dal ritrovamento dell’ordigno bellico al crollo - ha “congelato” una delle opere più ambite dall’amministrazione comunale.

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