IL BLITZ

Piazza dello spaccio nel carcere di Napoli: arrestato Molinaro

Affari a Secondigliano con il placet di clan e agenti corrotti. Il battipagliese distribuiva le dosi preparate nella sua cella

SALERNO - Spaccio di droga, ingresso di telefoni cellulari tra le sbarre, cambiamenti di celle: tutto sarebbe stato possibile pagando quattro agenti della polizia penitenziaria del carcere di Secondigliano. Ieri mattina, però, in 26 sono stati raggiunti da una misura cautelare, fra cui un giovane noto alle cronache salernitane. Tra gli arrestati nell’operazione che ha scoperchiato il “sistema” del carcere di Napoli, infatti, c’è anche il 34enne di Battipaglia, Marco Molinaro, che tra il 2018 e il 2019 era detenuto all’ombra del Vesuvio per il suo coinvolgimento nell’inchiesta “Sistema”. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, Molinaro avrebbe messo a disposizione la celle dove era rinchiuso per dividere la droga in dosi e poi distribuirla ai vari detenuti del suo “braccio”, anche qui con la complicità di alcune guardie carcerarie. Dal 2019, il 34enne battipagliese era tornato libero, tant’è che ieri è stato arrestato nella sua città e trasferito al penitenziario di Salerno. Nei prossimi giorni, assistito dall’avvocato Alessandra Chiacchiaro, sarà ascoltato per l’interrogatorio di garanzia. Gli stupefacenti che avrebbe ricevuto Molinaro come altri detenuti appartenevano a una ramificata organizzazione che agiva all’interno dell’istituto penitenziario - in particolare nel Reparto Ligure - e che vedeva la ripartizione di ruoli e compiti ben delineata. Indispensabile il ruolo degli agenti che sarebbero stati corrotti e che figurano nell’elenco degli indagati.

Sono quattro le presunte mele marce che avrebbero consentito l'ingresso dai pacchi destinati ai detenuti con all’interno cocaina, marijuana e hashish. Alcuni di questi sarebbero stati a “busta paga”, praticamente venivano pagati regolarmente dei capi dello traffico di stupefacenti. Per i quattro agenti coinvolti (uno in carcere e altri tre ai domiciliari), tutto avrebbe avuto un prezzo. Per far entrare nel carcere di Secondiglliano a Napoli pacchetti di droga bisognava pagare a loro 300 euro; 200 per l’ingresso dei telefonini ma se si trattava di spostare detenuti da un reparto all'altro di modo che gli affiliati allo stesso clan potessero rimanere nelle stesse celle il tariffario prevedeva tre mila euro. Il carcere di Secondigliano era così diventata una piazza di spaccio che ruotava attorno ai clan del quartiere napoletano di Soccavo, dal quale arrivavano i pacchetti di stupefacenti che le mogli di due detenuti consegnavano di volta in volta agli agenti di polizia.

Ferma condanna verso gli agenti corrotti è stata espressa da Roberto Tartaglia, reggente del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: «Di fronte a fatti del genere sui quali auspico che si arrivi presto ad accertare tutti i profili di responsabilità dei soggetti coinvolti, il Dap, d’accordo con la ministra della Gustizia Marta Cartabia, esprime ferma condanna verso chi non rispetta i valori e la dignità dell'uniforme che indossa e dell'istituzione che rappresenta ». Aldo Di Giacomo segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria ha ricordato: che la sua sigla da anni denuncia «lo spaccio di droga, solo nelle carceri campane, ha raggiunto un giro di affari illeciti per almeno 10 milioni di euro l’anno controllato da pochi clan e famiglie legate alla camorra ».

Salvatore De Napoli