URBANISTICA

Piazza della Libertà. De Luca andrà a processo? Slitta la decisione

Il capostaff dell’ex sindaco sarà interrogato dal giudice dell’udienza preliminare Nel mirino dei magistrati una delibera da 8 milioni per variazioni in corso d’opera

SALERNO. Inciampa sulle questioni preliminari l’udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio di Vincenzo De Luca per la variante urbanistica di piazza della Libertà. Si tornerà in aula il prossimo 6 luglio quando il gup Pietro Indinnimeo deciderà se l’ex sindaco di Salerno (oggi presidente della Regione Campania), i componenti della giunta in carica nel 2010 e una nutrita schiera di tecnici dovranno andare a processo o essere prosciolti. I pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti della procura salernitana hanno chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Regione e altre 26 persone per il reato di falso in atto pubblico.

Sotto accusa è finita la variante da otto milioni di euro approvata dalla giunta. Tra due settimane si parte con l’interrogatorio di Alberto Di Lorenzo, ex capo staff del sindaco, imputato a sua volta, che ha chiesto di essere sentito dal giudice.

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Sarà poi la volta dell’accusa, per la requisitoria, e a seguire le conclusioni del collegio difensivo, composto, tra gli altri, dagli avvocati Paolo Carbone, Arnaldo Franco e Francesco Saverio D’Ambrosio.

I 27 imputati con il fiato sospeso. Oltre all’ex sindaco Vincenzo De Luca sono imputati i componenti della giunta comunale del 2010 (gli attuali assessori Eva Avossa e Domenico De Maio, il consigliere comunale Ermanno Guerra, i consiglieri regionali Luca Cascone, Aniello Fiore, Vincenzo Maraio e Franco Picarone, il capostaff di De Luca in Regione, Alfonso Bonaiuto, e gli ex assessori Gerardo Calabrese e Augusto De Pascale), il tecnico Alberto Di Lorenzo e, per la sola ipotesi di reato di fatturazioni fittizie, Mario Del Mese e Vincenzo Lamberti della Ifil.

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Del gruppo di 26 imputati fanno parte, inoltre, Paolo Baia (direttore dei lavori), i tecnici Domenico Barletta, Lorenzo Criscuolo e Antonio Ragusa (all’epoca tutti in servizio al Comune), Sergio Delle Femine (collaudatore), Marta Santoro (direttore dell’esecuzione) e gli imprenditori Enrico e Armando Esposito, Gilberto Belcore (Esa costruzioni), Salvatore De Vita (consorzio Tekton), Antonio Fiengo (Fiengo ceramiche), Patrizia Lotti (“Lotti e & associati”). Le accuse spaziano dal falso alla turbativa d’asta per quella che è stata definita la gara d’appalto con il trucco, ovvero la variante milionaria finita alla Esa Costruzione per giustificare – secondo la Procura – un gioco di prezzi gonfiati.

I dubbi della Procura sulla necessità della variante. L’ennesima inchiesta giudiziaria che coinvolge l’ex sindaco De Luca, quindi, trae origine dalla presunta necessità di approvare una variante ai lavori già appaltati sulla base di una “sorpresa geologica”, ovvero una falda acquifera risultata più alta del previsto.

Per gli inquirenti gli stati di avanzamento e la variante non erano altro che la necessità di riparare a un errore in fase progettuale.

L’intreccio con l’inchiesta sulle primarie Pd. A beneficiare della “variante ingiustificata” sarebbe stata la Esa che ha tra gli amministratori di fatto Enrico Esposito, consigliere comunale di Nocera, che è stato anche sentito dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno in merito all’inchiesta sul tesseramento Pd. Nelle carte delle indagini sulla variante di piazza della Libertà, soprattutto dalle intercettazioni telefoniche, emergono il doppio ruolo di Esposito, politico e imprenditoriale, e i presunti brogli alle “parlamentarie” del Pd, quelle che avrebbero favorito l’ex deputato Fulvio Bonavitacola, oggi vice di De Luca a Napoli.