Piazza della Libertà a Pastena ovvero l’antico “borgo Prato”

Il toponimo è usato anche nella cartina del 1915 dell’Istituto Geografico Militare Nello stesso anno il conte Carrara dipingeva l’acquerello in distribuzione domani

Domani, con il quotidiano “la Città”, i lettori riceveranno in omaggio l’acquerello del conte Domenico Carrara “Pastena, piazza della Libertà”. Nulla a che vedere con il grande slargo che si sta costruendo oggi, solo una spianata di terra dinanzi ad un casolare bianco, per uno spazio che, quando è stato dipinto ai primi del Novecento, aveva un nome diverso. Alla data riportata dall’autore (22 gennaio 1915) infatti, piazza della Libertà era ai piedi di quella Libertà immortalata da Gaetano Chiaromonte nell’atto di spezzare la catena. La dicitura attuale è stata apposta per far intendere che la zona in questione è quella un tempo detta di “borgo Prato”, nucleo abitativo storico del territorio di Pastena. A commentare l’immagine è Giuseppe Nappo, appassionato storico del territorio, nonché ricercatore di immagini e documenti del passato: «Prato era il nome di questo gruppo di case, poste a cavallo della strada statale per le Calabrie nel punto dove essa intersecava la “strada dei prati” – spiega Nappo – Quest’ultima via, lambita dal torrente Rivolo, portava alla, allora unica, chiesa di Pastena: Santa Margherita. Il torrente Rivolo, irregimentato in un canale ai margini delle odierne vie Santa Margherita-Ventimiglia,è mostrato da alcuni acquerelli del conte non ancora pubblicati».

La zona Prato di Pastena è riportata già nelle mappe dell’Ottocento, come confermato da una bella pergamena in possesso di Nappo: «La zona Prato è documentata nel portolano Gizzi (risalente al periodo borbonico, 1858) come unico gruppo di case visibili dal mare navigando lungo la costa della Marina di Pastena». C’è poi un’altra cartina, ancora più precisa vista la fonte che testimonia la presenza del toponimo: «“Il Prato” è riportato nella carta geografica di Salerno edita proprio nel 1915 (anno in cui il Carrara dipinse questo acquerello) dall’Istituto Geografico Militare. Quindi possiamo affermare che il conte Domenico ci mostra il borgo Prato visto da est il 22 gennaio 1915».

Ancora una volta gli acquerelli del conte Carrara si caratterizzano non tanto e non solo per l’aspetto artistico, quanto per la documentazione che offrono dei cambiamenti del tessuto urbano: «Purtroppo – prosegue Nappo – oggi l’antico toponimo Prato è scomparso dalla memoria cittadina. Si cercò un suo recupero in toponomastica negli anni ’60 con la realizzazione della piazza Largo Prato, poi, dopo i fatti di Brescia la piazza venne dedicata a quelle vittime».

Resta, invece, testimonianza di com’era la zona agli inizi del 1900: dall’acquerello si intravedono, infatti, alcuni edifici che allora erano di colore bianco e che sono presenti ancora oggi.

Paolo Romano

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