Più spettatori e incassi al Ravello Festival

Il presidente Brunetta: «La nostra è la politica dell’offerta, tocca agli operatori destagionalizzare»

RAVELLO. Cinque sold-out, un incremento del 6 per cento, rispetto all’edizione dello scorso anno, sulle presenze degli spettatori e un incremento degli incassi pari al 12 per cento.

Sono i numeri dei primi 52 giorni del Ravello Festival, che sono stati resi noti ieri dal presidente della Fondazione Ravello, Renato Brunetta, e dal direttore artistico della manifestazione, Stefano Valanzuolo. «Sono dati – ha evidenziato l’ex ministro – che si pongono felicemente in controtendenza rispetto all’andamento dell’industria culturale italiana e dimostrano il valore indiscutibile del marchio Ravello Festival, gratificando gli sforzi della Fondazione che ho l’onore di presiedere».

Insomma a Ravello la cultura è sinonimo di business e la sfida per destagionalizzare il turismo in Costiera è lanciata. Anche perché Brunetta immagina il comprensorio amalfitano come un “sistema” unito e non diviso da sterili campanilismi.

«Ad ottobre – ha aggiunto – vedrà la luce pure un portale che metterà insieme le eccellenze culturali dei 13 comuni della Costa d’Amalfi».

Nel frattempo va avanti il Festival, finanziato, al 50 per cento, con soldi pubblici. Fondi che Brunetta ha assicurato ci saranno anche per il prossimo anno. «Noi stiamo attuando la politica che, in economia, viene definita dell’offerta – ha sottolineato– ed è questa la nostra sfida, con la speranza che gli operatori turistici e le popolazioni sappiano rispondere al progetto che punta a destagionalizzare il turismo. E’ un’operazione più facile a dirsi che a farsi. In molti hanno fallito ma noi ci crediamo e stiamo andando avanti grazie al sostegno delle istituzioni, in primis quello della Regione».

Il programma complessivo, comunque, prevede anche il pieno utilizzo dell’Auditorium Oscar Niemeyer e di Villa Rufolo, definite da Brunetta “macchine da rappresentazione”. «Anche in futuro saranno sfruttate – ha concluso l’ex ministro - per raccontare l’Italia di ieri e di oggi, senza retorica ma semplicemente facendo cultura. Il mosaico andrà completato con le accademie di musica, danza e management che serviranno a garantire stagionalità indipendentemente dagli eventi».

Gaetano de Stefano

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