Il punto

Più avvocati per poter difendere il nostro ambiente minacciato 

Riprendere subito un progetto del 2007 che prevedeva per il numero limitato di legali dello Stato  la creazione di elenchi di professionisti in grado di garantire in giudizio i diritti pubblici violati

Si sono appena conclusi gli incontri di studi nel Diritto dell’Ambiente curati da Greenpeace in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Salerno. C’è voluta la tenacia dell’avvocato Gianpiero Meo, della Direzione nazionale di Greenpeace, per portare al traguardo dei 10 anni questa iniziativa che ha visto un numero crescente di partecipazione di giovani futuri avvocati, attratti da un campo che sinora non ha espresso ancora in pieno potenzialità sociali e risvolti lavorativi che la materia della tutela dell’ambiente può creare.
Proprio dai tavoli dei relatori è ripetutamente uscita la proposta della creazione di elenchi speciali di giovani professionisti da mandare in supporto agli uffici distrettuali dell’Avvocatura di Stato. Il motivo c’è: gli avvocati dello Stato sono poco più di 300, e non riescono ad assicurare la presenza dell’Avvocatura Statale, nei processi per delitti ambientali, al fine di garantire i diritti risarcitori dello Stato. Va ricordato che il ministro dell’Ambiente è l’unico soggetto legittimato in tali casi alla costituzione di parte civile. Purtroppo non c’è chi possa rappresentarlo. Centinaia di giovani avvocati potrebbero, con l’assistenza all’Avvocato di Stato, garantire non solo la presenza in udienza, ma ben prima un’istruttoria autonoma tramite le indagini difensive.
Nell’Italia della devastante disoccupazione intellettuale, non c’è un politico che abbia ascoltato la voce partita dai convegni salernitani. L’occasione della campagna elettorale in corso potrebbe essere colta da qualche candidato capace di formulare proposte concrete e fattibili. Basterebbe una leggina da poco, nella prossima legislatura, per dare qualche migliaio di opportunità di lavoro ai giovani, senza aggravio di costi per lo Stato. Il progetto fu curato, in verità, già dal ministro Pecoraro Scanio nel 2007. A quell’epoca io stesso, come consigliere giuridico nel gabinetto del ministro, stesi una bozza del disegno di legge con l’aiuto dei colleghi del ministero della Giustizia e il parere favorevole dell’Associazione nazionale magistrati. Pareva cosa fatta, e sarebbe stata un’innovazione rivoluzionaria. Ma il governo Prodi cadde agli inizi del 2008, e non se ne parlò più. Ora, il governo che nascerà nel 2018, non potrà ignorare l’allarme di questi giorni sulle questioni ambientali, siano il dramma dell’Ilva di Taranto o la siccità del 2017, l’anno più secco e caldo degli ultimi due secoli. Nel degrado ambientale e paesaggistico crescente, solo la risposta forte ed immediata verso i responsabili degli attentati a salute e patrimonio pubblico può costituire il vero deterrente: bisogna colpire nelle tasche gli inquinatori e i devastatori; le ammonizioni verbali e le sanzioni detentive (quando arrivano, e comunque in ritardo) servono, da sole, veramente a poco. I giovani avvocati, specializzati in corsi simili a quelli salernitani (Salerno per ora è l'unico caso nazionale) potranno dare un contributo fondamentale a una presenza processuale efficace dello Stato e degli Enti pubblici nei tanti processi che potrebbero vedere un ritorno economico per le casse pubbliche, da impiegare nella riqualificazione ambientale.
Voglio ricordare un altro progetto abortito nel 2008. Si è pianto parecchio nelle settimane scorse per la perdita della sede italiana dell’Agenzia Europea del Farmaco. Ma nel programma di quel lontano ministero Pecoraro Scanio c’era la costituzione in Italia, dell’Agenzia del Mare, proposta al coordinamento di tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo ai fini della tutela del mare. Sapete la sede prescelta? Amalfi!
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