«Più attenti contro la violenza subdola» 

Il vescovo Soricelli ha condannato la brutalità sulle donne e invitato a riflettere: si poteva fare di più per evitare questo?

Città a lutto e stretta in un abbraccio di dolore intorno alla bara di Nunzia Maiorano nel giorno del suo funerale, celebrato ieri mattina nel Santuario di San Francesco e Sant’Antonio da monsignor Orazio Soricelli. Un’omelia ferma, quella del vescovo dell’arcidiocesi Amalfi-Cava, che ricordando Nunzia dall’altare ha condannato con decisione la violenza del femminicidio, ma soprattutto invitato i presenti a non ergersi a giudici di quanto accaduto, ma piuttosto a ragionare su quanto poteva essere fatto e non è stato fatto e quanto bisogna ancora fare per evitare che tragedie del genere si possano ripetere.
«Alla bellezza della valle metelliana si è contrapposta l’oscurità della violenza, l’orrore di un efferato omicidio – ha detto Soricelli – Sorgono allora le domande della gente: si poteva fare qualcosa per poter evitare che ciò accadesse? Si poteva fermare la mano impazzita dell’uomo? Tutti pensiamo che una persona normale non si sarebbe mai sporcata di un delitto del genere: la vita è un dono troppo prezioso da non poter essere sottratto in questo modo. Lungi però dal cedere alla tentazione di ergersi a giudici. Non siamo chiamati a giudicare ma a riflettere. Come comunità dobbiamo fare qualcosa di più a favore delle famiglie, per la loro crescita e la loro stabilità, dobbiamo essere più attenti verso la violenza, in particolare quella subdola e nascosta tra le pareti domestiche che può sfociare in epiloghi drammatici. Forse Nunzia ha sofferto in silenzio, senza condividere con nessuno i gravi problemi che l’affliggevano. Preghiamo per lei e anche per Salvatore, affinché il Signore converta il suo cuore reso orribile dall’insensato gesto compiuto. Preghiamo per i tre piccoli figli che purtroppo porteranno per tutta la vita il ricordo di queste tragiche circostanze».
Proprio ai tre figli di Nunzia e Salvatore, monsignor Orazio Soricelli ha affidato la chiusura del rito funebre. Dall’altare il giovane Giuseppe Pio (quindici anni) ha ricordato, con la voce rotta dai singhiozzi, sua madre leggendo una lettera scritta insieme alla sorella Marika e al fratellino Michele. «Sei andata via senza lasciarci il tempo di dirti quanto sei fantastica. La parola “addio” non ci piace, oggi noi ti diciamo “arrivederci” perché sappiamo che non ci lascerai mai e sarà bellissimo, un giorno, ritrovarci».
Un lungo e sofferto applauso ha accompagnato la bara all’uscita dalla chiesa dove in centinaia si sono radunati tra, lacrime e palloncini bianchi, per il corteo funebre che da San Francesco si è spostato lungo i portici del borgo porticato. Dopo i funerali, questa sera, la città si darà nuovamente appuntamento, a partire dalle ore 18, per una fiaccolata silenziosa che prenderà il via da piazza Amabile.
Giuseppe Ferrara
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