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Petrosino D’Auria andrà via dalla tenuta “Criscuolo”

PAGANI. I carabinieri hanno verificato la effettiva disponibilità del domicilio di via Corallo per la detenzione domiciliare di Michele Petrosino D’Auria. L’accertamento effettuato dai militari della...

PAGANI. I carabinieri hanno verificato la effettiva disponibilità del domicilio di via Corallo per la detenzione domiciliare di Michele Petrosino D’Auria. L’accertamento effettuato dai militari della tenenza di Pagani presso la casa della sorella dell’imputato, su richiesta del primo collegio giudicante del processo Linea d’ombra, rimanda ora la decisione esecutiva alla procura antimafia di Salerno.

Il pm Montemurro, titolare dell’accusa nel dibattimento che vede imputato D’Auria con l’ex sindaco Gambino e altri imputati, aveva chiesto che D’Auria abbandonasse la proprietà Criscuolo, in uso alla madre Giuseppina Ruggiero, in ragione di uno sgombero esecutivo disposto dal Comune. A questo punto per l ’ex capocantiere di Pagani del consorzio di Bacino Salerno 1 sarebbe questione di tempo: è disponibile un altro luogo per la detenzione domiciliare. L’iter segue l’ordinanza di sgombero del fondo concesso alla famiglia Petrosino D’Auria dal comune di Pagani, con una lunga serie di accertamenti culminati nell’attuale processo per scambio elettorale politico-mafioso. Alla sbarra con Michele c’è anche il fratello Antonio. Il fondo Criscuolo, interessato dall’attuale ordinanza di sgombero, dopo anni di gestione dei Petrosino D’Auria, era originariamente destinato a utilizzo sociale, prima del contratto di locazione agraria intestato a Giuseppina Ruggiero, moglie del boss Gioacchino Petrosino D’Auria.

La procura antimafia, nella richiesta datata due gennaio, aveva indicato il domicilio di via Corallo per la detenzione dell’imputato D’Auria. La proprietà Criscuolo è stata oggetto di accertamenti dell’ufficio tecnico comunale e della tenenza dei carabinieri, rilievi e verifiche documentali, superperizie della Dda di Salerno e controlli, rilevando lavori illegittimi, cambi di destinazione d’uso con opere abusive e infine un’ordinanza di demolizione del 27 maggio 2010.

(a. t. g.)

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