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Pestava la moglie davanti alla figlioletta

Pagani: a processo un rumeno che, in preda all’alcol, perseguitava la donna anche a casa del fratello

PAGANI. Perseguitò la moglie, colpevole di non avergli dato denaro «da impiegare per il gioco», il rumeno A. P., 44 anni, picchiandola fino a mandarla in ospedale e poi minacciandola di continuare, dopo averla raggiunta a casa di suoi parenti dove la donna si era rifugiata: ora sarà il processo a mettere in fila le diverse accuse contestate all’ uomo, con imputazioni di lesioni, violenza privata e tentata rapina.

La donna, anche lei rumena, tornò da lavoro e trovò il marito ubriaco a casa, come avveniva spesso, lui non contento le chiese cinquanta euro da giocare. Di fronte al no della donna, il rumeno perse le staffe e le si avventò contro, prendendola a schiaffi, pugni e morsi, con colpi alla testa e una stretta di denti al braccio: «Non sei buona a niente, io ti ammazzo», le disse, chiarendo ancora il suo malsano proposito, perso nella rabbia e nei fumi dell’alcol.

Il risultato del raptus, oltre alla fuga della donna insieme alla sua bambina, furono due diversi ematomi riportati, con referto di cinque giorni emesso dall’ospedale. Gli episodi di violenza avvennero il 5 e poi il 7 maggio del 2016, con lei che si sottraeva alle botte ripetute nelle due diverse occasioni, uno in presenza della bambina minorenne costretta ad assistere alla violenza del genitore e alle percosse. Infine, a chiudere l’elenco dei fatti messi nero su bianco in una dettagliata denuncia ora agli atti dell’imminente procedimento penale, nella mattinata del 7 maggio l’uomo incrociò la sua compagna lungo via Amendola, nei pressi della zona di residenza, bloccandola mentre tornava a casa in compagnia della bambina: anche in quest’ultima circostanza furono botte e schiaffi, con la donna di ritorno dalla spesa quotidiana, dopo la prima denuncia e l’allerta ai carabinieri, costretta a rifugiarsi ancora una volta nell’abitazione del fratello per sfuggire alla collera del marito.

L’intera sequenza di episodi sono stati commessi con l’aggravante dello stato di ebbrezza alcolica abituale, perché l’uomo era solito bere mentre la moglie invece lavorava per portare i soldi a casa: quando provava a ribellarsi o semplicemente a trovare riparo dalla furia del suo uomo, aveva la fortuna, almeno, di chiedere ospitalità al fratello. Evidentemente nulla serviva a calmare il compagno, con la telefonata ai carabinieri della tenenza di Pagani ad esasperarlo ancora di più, fino a ripetere gli episodi a distanza di due giorni.

 

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