Pesci morti alla foce del fiume Tusciano 

Sarde e alici raccolte sul litorale del Lido Ok. Ispezionate anche le acque dell’affluente Vallemonio

Di mercoledì, l’acqua del mare ha il colore della terra, tra il nero ed il marrone scuro. La battigia è una necropoli marina: un mare di pesci morti, che hanno perso la vita nelle acque cineree. «Chissà che stanno scaricando…», tuona un balneatore, con il dito puntato verso la foce del Tusciano. Proprio agli sgoccioli, ai primi di settembre, l’estate si chiude con l’ennesimo caso: i pesci morti in un mare torbido, dipinto a tinte fosche dalle acque del Vallemonio.
Sono le tredici passate: nelle acque che bagnano il Lido Ok, nella parte del litorale battipagliese più vicina alla foce del fiume, ci sono dei bimbi che nuotano in mare, sotto l’occhio vigile dei più grandi: sono loro i primi ad accorgersi della morìa di pesci. A quel punto Giovanni Pipolo, titolare della struttura, ordina ai bagnanti di uscire dall’acqua e allerta la Capitaneria di Porto. La Guardia Costiera di Salerno, agli ordini del capitano di vascello Giuseppe Menna, si mette all’opera: il capitano di fregata, Claudia Di Lucca, trasmette una nota via fax alla sezione salernitana dell’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, e, per conoscenza, invia la comunicazione pure alla sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese. «Alle 13,50 - si legge - è pervenuta a questo ufficio una segnalazione riguardante il fenomeno di acque torbide, con presenza in superficie di pesci morti, nel tratto di costa antistante il Lido Ok, sul litorale di Battipaglia». All’Arpac ordina di dar conto al Comando di «eventuali attività o verifiche svolte».
In riva al lido, ci sono dei cassoni gialli, con le carcasse e le lische delle sarde, delle alici e d’altri generi di fauna ittica raccolti: Pipolo fa sapere che «è tutto così, fino alla foce del Tusciano, e ci sono migliaia di gabbiani, soprattutto alla foce». L’operatore balneare è infuriato: «Non sono mai stato polemico, ma questa volta non posso fare a meno di parlare, questo non è un mare, ma una discarica». Il sogno di un mare pulito e l’amarezza colorata di torbido: «C’è chi apre i canali e scarica qualsiasi cosa senza che nessuno parli, come se tutto fosse normale, ma così ci costringono a chiudere tutto».
Nel tardo pomeriggio, si attivano i vigili urbani, diretti dal comandante Gerardo Iuliano, che vanno in spiaggia, e soprattutto i volontari del Nucleo di Protezione civile, guidati da Michele Mattia, che ispezionano il corso del fiume: emerge che l’acqua diventa torbida dopo il ponte sul Vallemonio, il torrente che affluisce al Tusciano.(c. l.)
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