BLITZ PRESTIGE

Persico, chiesta la perizia per dire se è sano di mente

Abbreviato condizionato all’esame peritale per il vecchio boss

SALERNO - Abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica sulla capacità di agire al momento del fatto e sulla possibilità di stare a giudizio: è questa la richiesta che i difensori del boss Ciro Persico , i penalisti Silverio Sica e Antonio Boffa , hanno presentato al gup Francesco Guerra nel corso dell’udienza preliminare di ieri. L’esame medico dell’imputato Persico dovrà chiarire se le condizioni di salute del boss di via Masuccio Salernitano sono compatibili con il regime carcerario. Persico è in carcere dallo scorzo mese di giugno, quando i carabinieri diedero esecuzione alle 39 misure cautelari richieste del pm Marco Colamonaci della Dda, nell’ambito del blitz Prestige sulle piazze di spaccio che i pusher di “Zio Ciro” si erano spartiti. Molte sono state ieri le richieste di adesione ai riti alternativi.

Quasi tutti, in pratica. Mauro Natella e Alfonso Fruncillo , tra i promotori dell'associazione per delinquere, hanno avuto il parere favorevole del pm Colamonaci a patteggiare la pena di 4 anni e 2 mesi di reclusione. Sul punto e sulle altre richieste pendenti il giudice si pronuncerà all’udienza di fine ottobre. Stralciata, invece, la posizione di Matteo Calonico , che è in scadenza di termini cautelari. Il collegio difensivo risulta composto, tra gli altri, dagli avvocati Stefania Pierro , Bianca De Concilio , Luigi Gargiulo , Pierluigi Spadafora , Antonietta Cennamo , Gino Bove e Anna Sassano . Il maxi-sequestro di armi e droga nella pertinenza dell’abitazione di Ciro Persico, all’omicidio di Ciro D’Onofrio , avvenuto la sera del 30 luglio 2017 a Pastena, in via Kennedy, dove il 36enne salernitano fu ammazzato con tre colpi di pistola.

Questi sono i due episodi “chiave” del blitz Prestigio, portato avanti dall’attività investigativa dei carabinieri con il coordinamento della procura antimafia di Salerno. Le armi, oltre al fiume di droga, sono l’elemento che evidenzia la pericolosità del gruppo che si riconosceva in Persico. E non erano armi di poco conto: la procura contesta al boss del centro storico e ai suoi due stretti collaboratore, Luigi Iannone e Gennaro Caracciolo , l’acquisto di un kalashnikov e relativo munizionamento, costituito da 18 cartucce. Arma da guerra ad alto potenziale di fuoco che, nel mese di maggio di tre anni fa, fu sequestrata dai carabinieri a Federico Galasso che la deteneva per conto di Persico, che gliela aveva affidata per tenerla pronta in caso fosse servita. Di armi, si è visto, il gruppo riusciva a procurarsene con facilità. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato due pistole con matricola abrasa nella disponibilità di Iannone.

(m.l.)