Perseguitava una maestra Chiesto il rinvio a giudizio

Uno scafatese aveva persino fatto lanciare messaggi d’amore da un elicottero Dopo l’ultima aggressione era in cella ma il giudice lo ha liberato in attesa del gup

SCAFATI. Se non corrisposto l’amore non decolla. Neanche se il pretendente fitta un elicottero per riempire di biglietti dolci l’oggetto del suo desiderio. Ci ha provato anche così, uno scafatese 33enne, col velivolo a lanciare il 27 settembre dello scorso anno una pioggia di messaggi proprio sull’asilo dove lavora la ragazza, una maestra di scuola materna già vessata da problemi di salute.

La detenzione dello scafatese è finita ieri, su decisione del giudice di sorveglianza, in attesa che il gup fissi l’udienza preliminare di fronte alla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero. L’uomo è accusato di stalking e tentata violenza sessuale nei confronti della donna, che ha più volte denunciato le angherie e le ossessioni subite.

La vera e propria persecuzione era costata all’uomo prima l’ammonimento emesso dal questore, su segnalazione della Polizia di Pompei, sede dell’asilo, poi una misura di restrizione cautelare agli arresti domiciliari e infine, dopo un’evasione scoperta dalle forze dell’ordine, la custodia in carcere.

Il trentatreenne aveva conosciuto la maestra nel corso di un lavoro fotografico all’asilo, in quanto appassionato sedicente professionista, e se ne era innamorato perdutamente, portando avanti il suo proposito a tutti i costi, anche di fronte ai dinieghi di lei, con numerosi appostamenti, attese, sorprese non gradite e infinite dichiarazioni d’amore pronte ad evolvere in un incubo. La giovane, non riuscendo a reagire e a farlo smettere, aveva perso sonno e tranquillità.

A parte la storia dell’elicottero, l’episodio più pesante si verificò il 5 ottobre del 2013. Mentre lei era in ospedale per un day hospital, lui la seguì in auto nel parcheggio, si introdusse nella vettura e cogliendola di sorpresa le palpeggiò i seni e la leccò sul viso. Poi scappò via approfittando del terrore che bloccava la donna.

Fu l’ennesimo atto di una storia dolorosa, ma il limite era stato varcato. L’indagato più volte era stato avvicinato dal compagno della donna, ma il suo comportamento era stato sopra le righe, al punto che aveva chiesto al malcapitato «un risarcimento per la fine della nostra relazione». Peccato che tra lui e la sua vittima mai c’era stata alcuna storia d’amore, né rapporto o altra forma di unione. Solo una folgorazione che si era innestata su uno stato emotivo particolarmente fragile, scaturito, come spiegò un conoscente, dalla fine del suo precedente matrimonio.

Alfonso T. Guerritore

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