Perquisizioni al pastificio Amato

Si ipotizza un cartello con altre aziende per decidere i prezzi di vendita

SALERNO. E’ il made in Italy per eccellenza, ma è diventato troppo costoso. E il costo della pasta, l’alimento preferito da nord a sud della penisola, potrebbe essere cresciuto a dismisura non per effetto della crisi, ma per un preciso accordo tra i maggiori produttori, al fine di creare un "cartello" che annullasse la concorrenza.

E’ quanto hanno ipotizzato i pm della Procura di Roma che ieri hanno ordinato cinque perquisizioni nelle sedi dei maggiori pastifici italiani. Controlli che hanno interessato anche il gruppo Amato di Salerno, dove nella mattinata di ieri sono giunti militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza della capitale. Una perquisizione proseguita fino al tardo pomeriggio a conclusione della quale sono stati portata via dagli inquirenti documenti, sia cartacei che elettronici (in particolare e-mail) che saranno vagliati dai procuratori romani al fine di confermare l’ipotesi accusatoria.Una ricca documentazione, tutta però «ancora da analizzare», dicono da Roma.

C’è per ora una sola persona iscritta nel registro degli indagati e - stando a quanto riferiscono fonti delle fiamme gialle - non avrebbe a che fare con il pastificio salernitano. Le perquisizioni hanno riguardato l’intero territorio italiano, dalla Barilla a Parma, alla De Cecco a Pescara e Roma, scendendo a sud al pastificio Garofalo a Gragnano di Napoli e alla sede della Divella a Bari, oltre che all’Unione pastai italiani a Roma. La procura procede per l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 501 bis del codice penale (che prevede una pena massima di tre anni di reclusione), cioè la manovra speculativa sul prezzo delle merci.

Secondo quanto si apprende, la maggior parte della documentazione acquisita riguarda documenti e verbali, anche redatti in sede di riunioni dell’associazione di categoria, che potrebbero essere la prova della manovra speculativa e la formazione del "cartello". Le perquisizioni di ieri sono il seguito di un’inchiesta avviata nell’ottobre del 2007 dopo un’indagine dell’Antitrust che aveva messo sotto accusa ventinove tra i principali marchi della pasta italiana, dopo una denuncia di Adoc, Adusbef, Federconsumatori e Codacons. Al pastificio Amato era stata inflitta una multa di 405mila euro, confermata dal Tar. Contro la decisione le aziende hanno fatto poi ricorso al Consiglio di Stato.

Secondo l’Autoritá garante per la concorrenza, le aziende avevano creato un’intesa per concordare il prezzo di vendita della pasta. Aumenti ingiustificati, secondo la Coldiretti, visto che il grano duro viene pagato agli agricoltori 18 centesimi al chilo, mentre la pasta viene venduta in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico del 400 per cento. E mentre il prezzo del grano continua a scendere, il costo della pasta è sempre lo stesso o aumenta.