Perizia in casa di Scarano «Solo oggetti modesti»

Il critico d’arte Caserta ha valutato in 15mila euro il valore di quadri e ceramiche. Tra i pezzi migliori due crocifissi in avorio. Tutte le foto

Ammonta in tutto a 15mila euro il patrimonio di mobili e ceramiche che il critico d’arte Claudio Caserta ha valutato nella lussuosa casa di monsignor Nunzio Scarano. Ventotto oggetti, sottoposti a sequestro e tuttora al vaglio del nucleo specializzato della Guardia di Finanza, su cui il docente è stato incaricato di una consulenza di parte dall’avvocato Silverio Sica. Quello che ne emerge è un panorama di opere di modesto valore, oggetti «molto comuni sul mercato antiquario secondario» scrive il consulente. Non proprio paccottiglia, ma materiale che in buona parte può essere acquistato per poche centinaia di euro a fiere e mercatini. Se i sei Van Gogh di cui ha parlati agli inquirenti Massimiliano Marcianò sono mai esistiti, di sicuro non si trovano più nell’appartamento del monsignore. Come non ci sono le tele di scuola caravaggesca, che si sono rivelate imitazioni dipinte da don Luigi Noli e per questo nemmeno sottoposte a perizia. Nelle trenta pagine di consulenza – stilate, per gli oggetti ceramici, con la collaborazione della docente universitaria Rosa Fiorillo – il “pezzo” di maggior valore è un quadro del tardo Settecento, un “Cristo sorretto da angeli” attribuito a una bottega minore e valutato 3mila euro. Poi ci sono due crocifissi in avorio dal valore complessivo di 1.450 euro, un salottino retrò del XIX secolo stimato per mille euro, quadri di artisti minori e ancora vasi, orologi e candelabri dal gusto barocco, realizzati tra il Settecento e gli inizi del Novecento. Tra le ceramiche sono stati repertati anche vasi in porcellana con un marchio allusivo alla prestigiosa manifattura di Meissen, ma sono risultati un falso, eseguito con molta probabilità in una bottega francese specializzata nell’imitazione.

«Ho preso tutto a PortaPortese» ha affermato don Nunzio durante il sopralluogo dell’11 marzo. Ma gli inquirenti stanno ancora cercando il prezioso quadro di Chagall, le serigrafie di De Chirico e il crocifisso del Bernini di cui lo stesso sacerdote, nel gennaio del 2013, ha dichiarato di aver subìto il furto. Sempre lui avrebbe parlato all’imprenditore romano Marcianò di una composizione atrtribuita a Van Gogh e delle frequentazioni nobiliari, di cui l’ex amico ha poi raccontato al sostituto procuratore Elena Guarino. Le indagini sul furto sarebbero vicine a una svolta, ma intanto la Procura ha tirato le fila dell’inchiesta sul riciclaggio e ha notificato a Scarano e ad altre 53 persone gli avvisi di conclusione che preludono alla richiesta di rinvio a giudizio. Lui continua a parlare di donazioni a fin di bene, e dopo le tre lettere al Papa che non hanno avuto risposta, sta ultimando la stesura di un dossier sul funzionamento della banca vaticana Apsa, che chiede di poter consegnare a Bergoglio.

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