Per la mozione di sfiducia già raccolte tredici firme

Una parte dei consiglieri sigla la richiesta di presentazione dell’atto ma per far cadere l’amministrazione guidata da Galdi servono sedici voti

Il documento da presentare per la mozione di sfiducia all’amministrazione è pronto e attende solo di essere firmato dai tredici consiglieri di minoranza che hanno raggiunto un’intesa nella riunione dello scorso mercoledì sera. L’opposizione dunque, dopo un lungo confronto iniziato lo scorso agosto, si è decisa a fare quadrato per fermare la corsa dell’amministrazione Galdi.

Al documento di sfiducia ha aderito verbalmente tutta la minoranza o la sedicente tale. Dunque la storica opposizione composta dall’ex sindaco Luigi Gravagnuolo (Città Nuova), Enrico Polichetti e Sabato Sorrentino (Solo per Cava), Enzo Bove (Cava Millennio), Enzo Servalli, Nunzio Senatore e Pasquale Scarlino (Pd) e Michele Mazzeo (Fds). A questi si sono aggiunti i quattro consiglieri Giovanni Del Vecchio, Luca Alfieri, Matteo Monetta e Antonio Palumbo (Forza Cava), prima nella maggioranza e poi fuoriusciti, e l’indipendente Marco Senatore che, da qualche mese, ha deciso anche lui di negare l’appoggio all’amministrazione.

Il numero, quindi, è sufficiente per presentare la mozione di sfiducia per cui servono dodici consiglieri, ma insufficiente per far cadere l’amministrazione dal momento che, per questo, occorre avere sedici firme. La minoranza, però, sembra decisa ad andare avanti, forse nella speranza che qualcuno della maggioranza si decida per un voltafaccia. In alternativa l’obiettivo potrebbe essere quello di far sentire il fiato sul collo all’amministrazione Galdi che, vistasi alle strette, potrebbe decidere per un governo di larghe intese. In ogni caso il documento dovrebbe essere sottoscritto dai tredici, e poi protocollato, tra lunedì e martedì prossimi.

Il fine settimana servirà per esaminare l’atto o, come nel caso di Mazzeo, per analizzarlo insieme al direttivo del suo partito. Ma cosa contesta l’opposizione all’amministrazione? Numerose scelte considerate penalizzanti per la città. Come si legge nel documento, infatti, l’amministrazione è decritta come “incapace nella gestione della res pubblica” e tanto che questo ha “serie ricadute sulla vita della comunità”. Sotto accusa “l’acquisto della Cofima, la rinuncia ai fondi per la costruzione del teatro comunale e, più in generale, il blocco delle attività per la realizzazione del Più Europa, oltre che l’attività politica caratterizzata da continui rimpasti e le inchieste della Procuraa Palazzo di Città».

Alfonsina Caputano

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