Per la fondazione Menna rischio commissariamento 

Ignorati gli appelli del presidente Angelo Trimarco al sindaco Vincenzo Napoli La Fondazione sollecita l’intervento della Regione per scongiurare la crisi

L’obiettivo è quello di salvare la fondazione Menna dal declino. E se l’unica strada percorribile è quella del commissariamento, si andrà avanti su questa linea. Confidando nella Regione Campania - che ne ha riconosciuto la personalità giuridica - dopo aver preso atto del disinteresse dell’amministrazione comunale. Il detonatore risale ai primi di maggio, quando il senato accademico e il consiglio di amministrazione dell’Università, decisero di «non continuare a rivestire la qualità di membro di diritto della Fondazione Menna e, conseguentemente, di non partecipare agli organi di governo della stessa». Una perdita importantissima, sia sotto il profilo contenutistico, perché venendo meno il corpo dei docenti universitari, sarà più complicato riempire di contenuti un contenitore che così com’è cade a pezzi; sia da un punto di vista logistico, dal momento che l’ex casa del combattente che ospita la struttura, in via lungomare Trieste, necessita di urgenti lavori di ristrutturazione, che non vengono effettuati da tempo.
Il presidente Angelo Trimarco chiese un incontro al sindaco Vincenzo Napoli, propedeutico a capire quali fossero le intenzioni del Comune. Ma nonostante i ripetuti solleciti, non ha ottenuto ancora una risposta. Il timore è che Palazzo di Città, che con la Provincia e la famiglia Menna fa parte del consiglio di amministrazione, abbia accantonato la questione, lasciando la Fondazione in balia degli eventi. La palla, dunque, passa alla Regione, perché in base all’articolo 25 del Codice Civile, «l’autorità governativa esercita il controllo e la vigilanza sull’amministrazione delle fondazioni; provvede alla nomina e alla sostituzione degli amministratori o dei rappresentanti, quando le disposizioni contenute nell’atto di fondazione non possono attuarsi; annulla, sentiti gli amministratori, con provvedimento definitivo, le deliberazioni; può sciogliere l’amministrazione e nominare un commissario straordinario, qualora gli amministratori non agiscano in conformità dello stato e dello scopo della fondazione o della legge». Secondo il revisore dei conti Remo Russo, che della Fondazione Menna è anche revisore legale, i presupposti per avviare l’iter del commissariamento ci sono, sempre che il Comune non decida invece di far sentire la propria voce e di chiarire la posizione in merito al futuro del centro per l’arte contemporanea cittadino.
A breve verrà convocato ufficialmente il consiglio di amministrazione e quello sarà il banco di prova per capire se i partner che ancora ve ne fanno parte, siano o meno intenzionati a restare a bordo e a dare il proprio contributo. In caso contrario, si avvierà l’iter regionale per arrivare alla designazione di un commissario esterno. L’ultima riunione che vide allo stesso tavolo i soci del consiglio di amministrazione risale al 21 ottobre, quando si approvò il nuovo statuto per modificare il nome della Fondazione da “Filiberto Menna” a “Filiberto e Bianca Menna”. Da allora, nessuna notizia. Intanto a settembre potrebbe essere presentato, tra i progetti candidati a finanziamento, quello redatto dall’ingegnere comunale Antonio Carluccio, che potrebbe salvare l’edificio progettato nel 1923 dall’ingegnere Vincenzo Taddeo in seguito alle opere di urbanizzazione della spiaggia, dal declino. Per il restyling e la messa in sicurezza (la palazzina non presenta problemi di staticità, come attestato da una perizia effettuata dal dipartimento di Ingegneria di ateneo) occorrono 750mila euro, che Palazzo di Città potrebbe recuperare dai fondi Fesr.
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