le feste

Per il cenone di fine anno prevale la tradizione

Viaggio nelle usanze dei salernitani. C’è chi rivisita le antiche ricette e chi ne inventa di nuove. Ma il protagonista della tavola resta il pesce

SALERNO. L’ansia che assale su come trascorrere il trecentosessantacinquesimo giorno dell’anno colpisce la maggior parte delle persone, ormai è risaputo. Ma se da un lato c’è chi ancora deve riprendersi dagli opulenti banchetti di Natale, dall’altro c’è già chi pensa al cenone di Capodanno.

Dalle piazze virtuali a quelle pubbliche, dalle chiacchiere da bar al cicalio tra amici, la domanda a cui tutti almeno una volta abbiamo dovuto rispondere è stata una sola: cosa fai a Capodanno? A discapito del trend del momento che vorrebbe che si festeggiasse in locali pubblici tra champagne e cotillons, sorprende che buona parte dei salernitani decida di trascorrere le feste a casa tra amici e parenti stretti. La cosa che subito incanta è che tutti, rispetto alla ripetitività che ruota intorno al veglione di fine anno, presentano il medesimo atteggiamento, ossia quello di voler stare tutti insieme riuniti intorno ad una tavola imbandita.

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Tra lunghe ore di masticazione, deglutizione, morsi, suoni di posate e un gradevole profumo di tovaglie da corredo tirate fuori dalla cassapanca per l’occasione, i salernitani riscoprono le tante tradizioni che nella notte tra il 31 e il primo gennaio andrebbero onorate. Dalle lenticchie al cotechino, dal melograno ai chicchi d’uva, sono tanti i gesti e i riti scaramantici a cui non si può venir meno, neanche quando si tratta di mangiare. «È tradizione – racconta Adriana Vitolo – che allo scoccare della mezzanotte si mangino dodici chicchi d’uva, uno per ogni mese dell’anno. Ricordo che mia mamma lo faceva sempre».

Un ricco menu quello che preparerà la signora Adriana per i suoi ospiti: «Non possono mancare spaghetti con le vongole, – continua – l’astice e, ancora, la frittura di pesce, le lenticchie con lo zampone e la cassata siciliana». Ma c’è anche chi, come Stefania Danzi, unisce le tradizioni della cucina salernitana a quelle più tipicamente napoletane: «Uno dei piatti tipici, date anche le mie origini – spiega – sono gli scialatielli ai frutti di mare con il pomodorino del piennolo, e ancora baccalà all’insalata con olive verdi e capperi e le scarole imbottite». C’è poi chi sperimenta delle ricette nuove come Maria Rosaria Carpentieri: «Quest’anno – racconta – ho deciso di fare le lenticchie con lo stinco di maiale invece del classico zampone, sperando che i miei ospiti gradiscano».

Tavola che imbandisci usanza che trovi. Ad esempio su quella di Chiara Pepe non possono mancare, oltre all’insalata di rinforzo, le linguine con vari frutti di mare. Dalla frittura di calamari a quella di gamberi passando per le seppie imbottite fino ad arrivare a «quello che io definisco – continua Chiara – un trionfo di baccalà cucinato in vari modi: all’insalata o alla pizzaiola, anche se il mio piatto forte è la seppia alla genovese».

Non solo donne in cucina per deliziare i palati dei propri invitati nel giorno di San Silvestro: tra i tanti chef in erba c’è anche Rosario Capezzuto: «Mi piace creare e sperimentare – spiega – anche se il cenone di Capodanno è sacro». «Quest’anno – continua – opterò per un tubetto con il pescato del giorno, soutè di frutti di mare, grigliate di gamberoni e lenticchie senza zampone però».

Ma se sulla maggior parte delle tavole dei salernitani si opta per la tradizione la signora Margherita, invece, non è dello stesso parere complice anche i tantissimi viaggi che compie insieme al marito durante l’anno. «Per quest’anno – spiega – ho deciso di fare un cenone un po’ etnico rivisitando alcune ricette che ho avuto modo di assaggiare in qualche ristorante parigino». E così la tavola della signora Margherita si adornerà di «insalata di polipo avvolta nelle melenzane arrostite, calamaro ripieno di cous cous e verdure, quiche con salmone e porri e tonno e broccoli». Una cucina ricercata e attenta quella di Margherita che ama cucinare per la sua famiglia: «Soprattutto – afferma – durante le feste»; quest’anno ha deciso addirittura di osare con una ricetta thailandese «anche se – dice – rivisitata a mio gusto: farò una zuppa con latte di cocco e straccetti di pollo, zucchine, funghi e riso basmati».

Ma un cenone che si rispetti non può definirsi concluso senza un dolce esclusivo e scenografico e, in questo caso, i gusti di tutti si adeguano alla tradizione. Dolci al cucchiaio, torte decorate, cioccolate e mousse, ad ognuno il suo dessert preferito e c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Da un lato c’è chi opta per il più classico dei panettoni e dall’altro chi, invece, si affida alle ricette tramandate in famiglia preparando i calzoncelli: «Ricordo – continua Maria Rosaria Carpentieri – che li preparava sempre la mia nonna paterna, originaria di Avellino». Anche Chiara Pepe si affida alle proprie ricette di famiglia per preparare le zeppole cotte e gli struffoli con il miele e i canditi. Non rinuncia alla frutta secca invece, Stefania Danzi: «Immancabile sulla mia tavola – conclude – anche le castagne del prete, i mostaccioli e la cassata siciliana».

E allo scoccare della mezzanotte si brinda con lo spumante, simbolo di buon auspicio per l’anno che verrà.