Per duemila profughi è la fine di un incubo

Ieri la rifornitrice Etna della Marina ha attraccato nel porto commerciale A bordo intere famiglie provenienti dalla Siria, dal Ghana e dall’Afghanistan

SALERNO. Il primo ad essere trasferito dalla rifornitrice Etna sulla terraferma è un bimbo di appena sei mesi avvolto in un lenzuolino bianco che spicca, con la sua candida e inaspettata purezza, tra maglie logore e occhi stravolti. Poi è la volta delle donne incinte - quattordici quelle che si sono affidate alla sorte pur di scappare dalle loro terre martoriate - per lo più sorrette da mariti tanto stanchi quanto felici: i loro figli nasceranno in Paesi in cui il benessere e la tranquillità sono concetti quantomeno realistici.

Poi, a scaglioni, scendono tutti gli altri: 2.129 in tutto, il numero preciso lo rende noto Mario Culcasi, l’ammiraglio della grande nave della Marina militare che ieri mattina è arrivata a Salerno per la seconda volta in 19 giorni. Di questi, 210 sono donne, 190 minori (o definitisi tali), tutti in discrete condizioni di salute tolta una cinquantina di loro, a cui è stata diagnosticata una sospetta scabbia. Provengono dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Ghana. Gli ultimi disperati saliti sui barconi della speranza intercettati nel Canale di Sicilia sono i profughi della striscia di Gaza, anche loro arrivati a Salerno ieri mattina. Ci sono, però, anche tanti marocchini ed egiziani - circa cinquecento - per i quali le forze dell’ordine hanno già pronto il foglio di via non potendosi considerare rifugiati politici.

Tutti e duemila hanno sfidato la morte e ieri mattina, quando hanno toccato terra, sono stati immediatamente accolti e rifocillati, a prescindere dalla nazionalità. Per molti di loro il viaggio è continuato nel pomeriggio, a bordo dei bus messi a disposizione dalla Prefettura di Salerno che li ha condotti nelle strutture di accoglienza dislocate un po’ su tutto il territorio del Sud e Centro Italia. Per altri la prima giornata della loro nuova vita si è conclusa nel capannone di raccolta messo a disposizione dalla Capitaneri di Porto nei pressi del molo 10 e attrezzato dall’Humanitas. Oggi si vedrà dove trasferirli.

Circa trecento, secondo le informazioni diramate dallo stesso prefetto Gerarda Maria Pantalone, rimarranno in Campania; a Salerno e sul territorio provinciale dovrebbero restare non più di 130, tra uomini, donne e bambini, che verranno accolti dalle strutture che già nella scorsa tornata di sbarchi avevano aperto le loro porte alla necessità.

Se, come successo lo scorso 1 luglio, il prefetto di Salerno, ieri ha passato buona parte della sua giornata sulla banchina per sincerarsi che la macchina dell’accoglienza non avesse problemi, lo stesso non ha fatto il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, che ha proprio evitato di visitare il porto inviando al suo posto l’assessore comunale alle Politiche sociali, Nino Savastano che, in nome del Comune, ha però dato piena disponibilità ad accogliere in città un nutrito gruppo di migranti, qualora ce ne fosse il bisogno: «Abbiamo tutto il settore impegnato in questa nuova emergenza - ha detto ieri - ci sono dieci assistenti sociali che stanno offrendo servizio, insomma l’organizzazione è collaudata, siamo qui a fare la nostra parte». Disponibilità assicurata anche da don Marco Russo della Caritas diocesana (che ha fornito ai migranti anche delle ciabattine da indossare appena sbarcati, nonchè di don Vincenzo Federico, della Caritas di Teggiano Policastro, anche ieri in prima linea - così come il primo luglio - nell’assistenza ai migranti appena sbarcati.

Unanime la soddisfazione dei soggetti coinvolti nelle operazioni di sbarco e accoglienza: «Questa volta non ci sono stati intoppi», assicurano.

Imponente il sevizio d’ordine con oltre 500 uomini tra polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia costiera e polizia municipale, oltre a personale di Croce Rossa e Humanitas.

Un enorme apporto l’ha dato anche l’Azienda sanitaria locale ieri presente sul porto con una folta delegazione di medici, guidati dal direttore di distretto Antonio Lucchetti: «Non ci sono gravi problemi di natura sanitaria tra gli sbarcati – ha assicurato il dirigente Asl una volta “svuotata” la nave Etna – e in realtà ne eravamo già consapevoli perchè a bordo era presente un’un equipe medica che ha selezionato un numero di casi da tenere in osservazione: per lo più donne incinte, piccole lussazioni e qualche caso di scabbia per cui eravamo abbondantemente preparati». È tutto sotto controllo». L’Azienda sanitaria locale ha dato il suo contributo alla macchina dei soccorsi messa in piedi dalla Prefettura mettendo a disposizione non soltanto i posti letto delle sue strutture dislocate sul territorio (così come fatto dall’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”) ma anche il proprio personale: ieri sulla banchina del molo 10 del varco Trapezio, nei due ospedali da campo allestiti, erano presenti quattro medici d’emergenza, due anestesisti, due pediatri, un medico specialista di malattie infettive, un’ostetrica e un ginecologo. Per fortuna, tolto qualche caso sporadico - meno di una decina i ricoveri registrati nella giornata - tutto è filato liscio. Tanto liscio che Salerno potrebbe tornare a breve ad essere scelta come hub dove far arrivare e da cui far partire altri migranti recuperati dalle navi della Marina militare in servizio nel Canale di Sicilia. Il prefetto Pantalone non lo esclude: «Abbiamo lavorato una nottata intera perchè l’impegno richiesto era maggiore visto che i migranti arrivati a Salerno sono raddoppiati rispetto alla scorsa volta. E continueranno ad arrivare - si lascia scappare - Con il Ministero stiamo facendo un’opera capillare per smistarli così come stiamo dando il massimo a Salerno grazie alla sinergia tra gli enti e le associazioni. Ma gli eventuali prossimi arrivi non dipendono da quanto è rodata l’organizzazione salernitana. Tutte le Prefetture di Italia si sono attivate. I migranti andranno a Firenze, Bologna, nel Molise e Roma. Noi continuiamo a lavorare».

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