Pedemontana bucata da cilentani

AGROPOLI. La professionalità di quattro cilentani al servizio delle grandi opere infrastrutturali nel Nord del Paese. Si tratta dei tre minatori, Mario Botti, agropolese e i fratelli Adrian e Dmitriy Cerchia, originari di Ostigliano, oltre a Giampiero Mileo, geologo, di Montecorice. Tutti e quattro lavorano nel Vicentino per conto dell’Ati italo-spagnola Consorzio Stabile Sis Scpa - Itinere Infraestructuras aggiudicataria dell’appalto per la realizzazione della Pedemontana Veneta, opera viaria in costruzione, il cui costo complessivo ammonta a 2 miliardi e 258 milioni di euro. Un’opera in project financing, iniziata nel 2014 e la cui conclusione è prevista nel 2021.

Tutta la Pedemontana veneta si compone di 3 lotti. I lavoratori cilentani operano all’interno del lotto 1A, dove ci sono due gallerie naturali: la Sant’Urbano di 1,5 km e l’altra, iniziata da circa un mese e mezzo, denominata galleria Malo di 6,5 km. Si tratta della terza opera più importante in Italia a livello infrastrutturale, dopo l’A3 e il Mose di Venezia. L’altro giorno è caduto l’ultimo diaframma di roccia, lato nord, e il completamento dello scavo della galleria di Sant'Urbano, che inizia nel territorio di Montecchio Maggiore e termina in quello di Castelgomberto.

«È stata un’emozione indescrivibile - racconta soddisfatto il geologo cilentano Mileo, da 29 anni impegnato in giro per l’Italia nei diversi cantieri di Grandi opere - la galleria è stata sfondata». Si legge però un grande rammarico nelle sue parole, per non aver potuto lavorare nella propria terra perché «non avvezzo alla politica».

«Questi momenti - afferma commosso - li dedico a quei sindaci e a quei politicanti del Cilento che non mi hanno permesso di lavorare e quindi di vivere nella mia terra insieme alla mia famiglia ed ai miei amici, perché hanno sempre preferito far lavorare, per motivi che non conosco tecnici ed imprese non locali».(a.p.)

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