Pastificio Amato, mobilità per gli 85 ex cassintegrati

È atteso in questi giorni il decreto che spegne del tutto le speranze dei lavoratori I sindacati: «Ci auguriamo che Di Martino mantenga la promessa di riassumerli»

È atteso in questi giorni il decreto ministeriale con il quale verrà ufficializzata l’entrata in mobilità per i circa 85 ex lavoratori Amato per i quali ogni speranza di riassunzione o riassorbimento nel processo produttivo rimesso in moto dalla famiglia Di Martino si è spenta. La parole fine si è cominciata a intravedere quando i Di Martino non hanno richiesto l’anticipazione del bando di vendita dell’opificio in modo da garantire continuità al percorso di ammortizzatori sociali messo in piedi dalle parti sociali. Ma la chiusura definitiva della vicenda si è avuta quando il giudice che si sta occupando del fallimento ha rifiutato le istanze dei lavoratori, disposti a rinunciare alla parte della liquidazione che sarebbe maturata in capo alla curatela pur di andare avanti con la cassa integrazione in deroga.

Tutti tentativi falliti che ha aperto agli ormai ex cassintegrati le porte della mobilità. «L’Ormel- ha raccontato Ciro Marino, segretario Uila Uil- ha ratificato l’accordo e quindi siamo in attesa che ci venga notificato il decreto. Probabilmente con ciò che sta accadendo saremmo comunque arrivati alla mobilità ma avremmo preferito giocarci un’ultima carta con la prosecuzione nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, così non è stato. Per noi rappresentanti sindacali - ha aggiunto - e per i lavoratori stessi tutta questa storia ha il sapore di una grande beffa». Per fortuna nessuno degli ex dipendenti Amato perderà i benefici che la normativa vigente ancora prevede, che saranno poi azzerati nel 2015, quando entrerà in vigore la riforma Fornero. «Abbiamo salvato il salvabile» ha aggiunto in proposito Marino.

Gli ex lavoratori della storica azienda percepiranno circa l’ottanta per cento della retribuzione che percepivano quando erano integrati nel processo produttivo, per una media che oscilla fra gli otto e i novecento euro mensili. Cambia invece a seconda dell’età la durata del periodo di mobilità. Per i lavoratori fino a 40 anni vengono riconosciute 24 mensilità, per quelli tra i 40 e i 50 anni ne vengono corrisposte 36 mentre per chi ha più di 50 anni le mensilità arrivano fino a 48.

«L’auspicio- ha detto Mimmo Oliva, segretario Flai Cgil- è che a settembre l’asta non vada deserta e che la famiglia Di Martino tenga fede a ciò che ha pubblicamente dichiarato all’inizio di questa vicenda. Vanno tutelati almeno quelli che sono già dentro cercando di aumentare la produzione per provare a riassorbire quante più unità lavorative possibili attualmente in mobilità».

Carmen Incisivo

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