Pasticcio prescrizione Annullata assoluzione per i vertici CrediCop 

La Corte d’Appello ha deciso per il ritorno in primo grado Tra gli imputati Pingaro, presidente dell’istituto di Capaccio

CAPACCIO PAESTUM. Pasticcio sul calcolo della prescrizione, annullata la sentenza di primo grado che proscioglieva i vertici del Credito Cooperativo di Capaccio. Le figure apicali dell’istituto bancario della città dei Templi rispondono di usura bancaria.
La decisione è stata assunta dai giudici della Corte di Appello di Salerno in seguito al ricorso della procura di Salerno e delle parti civili (Vincenzo Carucci, Pasquale Carucci e un’associazione antiracket). Gli atti sono stati rimessi al giudice di primo grado per un nuovo dibattimento. Ad aprire il processo è un cavillo sulla prescrizione del reato. Per la procura, la condotta delittuosa era perdurante fino al novembre del 2011, data dell’ultimo pagamento della posizione bancaria oggetto di causa. Pertanto, la prescrizione era più lunga del calcolo che ha chiuso in anticipo il processo di primo grado. Ci fu, inoltre, una contestazione suppletiva in udienza che avrebbe fatto slittare i termini.
Di quel verbale – come ha fatto notare l’avvocato Arnaldo Franco – non fu mai fatta notifica agli imputati, tutti giudicati in contumacia, ledendo così il diritto alla difesa. Secondo l’accusa, i vertici della banca avevano applicato ad alcuni correntisti tassi di usura superiori al limite consentito per legge. Con questa imputazione erano stati rinviati a giudizio i componenti dei consigli di amministrazione che si erano succeduti dal 14 aprile del 1996 al 24 aprile 2005
A processo sono l’ex presidente del cda dell’istituto di credito capaccese, Giuseppe Guglielmotti, Domenico D’Angelo, Antonio Petraglia, Domenico Angelo Di Lascio, Alfredo Palma, Remo Tanza, Enrico Di Lascio, Benedetto Voza, Gerardo Bernardi, Damiano D’Angelo, Arginto Petraglia, Antonio Capo, Carmine Cerullo, Giulia De Palma, Nicola Di Spirito, Cosimo Piscopo, Nunziante Barlotti, Pasquale Acanfora, Pasquale Sabia, Giovanni Scariati, Bruno Covone, Rosario Pingaro (attuale presidente dell’istituto), tutti di Capaccio. A sostenere le tesi difensive sono gli avvocati Aniello Natale, Katia Corrente, Giuseppe Lanocita ed Enzo Catauro.
Siccome il dibattimento di primo grado fu chiuso alla sola escussione dei testi del pm, per i giudici della Corte di Appello non fu data la possibilità agli imputati di difendersi. Non essendoci, inoltre, la prova certa dell’innocenza dei vertici della banca, gli atti tornano al tribunale per il nuovo dibattimento. (re. cro.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.