LA STORIA

Pasquale e Christophe: «Noi due papà di Sara, saremo una famiglia»

San Cipriano, Picarella aspetta una figlia col marito

SAN CIPRIANO PICENTINO - Sara. All’alba della storia dell’uomo, alle radici d’una splendida contaminazione, ci fu una “Sarah”: moglie d’Abramo, patriarca di cristiani, ebrei e musulmani, fratelli che hanno dimenticato d’esserlo. Vuol dire “principessa”, Sara: è la donna che prende il primo posto. C’è un’altra Sara nel pancione d’una donna del Maryland, affacciata sulla costa orientale degli Stati Uniti: sarà la principessa della sua famiglia. Di papà... e papà. Genitori d’un germoglio di vita che sboccerà a dicembre: la aspettano 6mila chilometri ad Est. A Le Mans, Loira francese, casa d’una celebre corsa automobilistica. Casa di un’altra famiglia: Sara è figlia di Cristophe, un osteopata transalpino di 41 anni, e di Pasquale, classe ’84, esperto di referenziamento dei siti web (Seo). Marito e Marito. “Duepapà”, sui social e sul web. Pasquale Picarella è un salernitano: originario di Mercato San Severino, Valle dell’Irno, è cresciuto a San Cipriano Picentino. E c’è rimasto fino al 2007, quando valicò il Gran Sasso. Oltralpe ha capito chi era. Ha trovato l’amore di un uomo e lo ha sposato. Un matrimonio di quelli veri, che in un mondo normale non dovrebbero turbare il sonno di nessuno, pure se i coniugi sono gay. A Le Mans, Pasquale e Cristophe, «coppia vittima d’un colpo di fulmine e d’un istinto paterno», hanno già allestito una cameretta, “sala del trono” di Sara, principessa dal sangue italo-francese d’uno dei “duepapà”. Il sangue dell’Oregon. Il sangue del Maryland. Sara, alle radici di un’altra contaminazione. Contro “l’arroganza d’un mondo pieno di cose inutili da dire”, parafrasando Pino Daniele. Inutili, come cercare d’intrappolare l’amore in una forma.

Pasquale, com’è passato dai Picentini alla Loira?
Andai in Francia, con un progetto Erasmus, nel 2007. Non sono più tornato. Dopo un anno a Montpellier, mi spostai a Parigi. Ci sono rimasto otto anni: Cristophe l’ho conosciuto lì. Oggi viviamo entrambi a Le Mans.

Lì è più facile essere gay?
In Francia sono avanti di qualche anno, ma pure lì c’è tanto da fare. Per dirne una, la “gpa” non è consentita nemmeno lì.

Cos’è la “gpa”?
La “gestazione per altri”. La “madre surrogata”, come si dice in Italia. Qualcuno, tristemente, parla di “uteri in affitto”.

Non c’è la “gpa”, ma c’è un vero e proprio matrimonio gay. E voi lo raccontate sui social...
È normalità, come il voto alla donna, come il divorzio. E il nostro profilo Instagram serve a raccontarla, questa normalità. Ci criticheranno? Pazienza!

Lei e Cristophe siete marito e marito. A tutti gli effetti...
In Francia sì: è un vero e proprio matrimonio. E i francesi sono convinti che pure in Italia sia così. Anche se siamo fermi all’unione civile. Lì l’unione civile esiste dal 1999. Cristophe e io siamo “pacsati” da tempo.

Quando vi siete conosciuti?
Era la notte del 21 giugno 2014, solstizio d’estate: ogni anno, lì si celebra la Festa della musica. Ci ritrovammo in questo locale all’indomani del suo compleanno. Qualche mese dopo celebrammo l’unione civile.

Non ci avete pensato molto...
Cristophe la chiama évidence. Un colpo di fulmine, una cosa evidente. Lo disse la prima volta e pensai fosse ubriaco o matto. Dopo 10 minuti, però, l’ho ripetuto io: «Cavolo, è un’évidence».

“Pacsati” da sette anni, coniugi da quanto tempo?
Ci siamo sposati il 21 agosto scorso al Comune di Le Mans. In realtà avevo chiesto la sua mano quattro anni fa: disse subito sì.

Poi avete fatto con comodo...
L’accelerata è stata dettata pure dal “progetto bebé”: volevamo creare una famiglia rendendo ogni cosa più naturale.

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