Pascoli e suoli edificabili dietro i roghi

Anche il blocco delle costruzioni per dieci anni rischia di rivelarsi un’arma spuntata contro il business degli incendi

SALERNO. È bastato che si riaffacciasse il vento perché i piromani tornassero a colpire. Sembra quasi che non attendessero che il momento giusto, e l’aiuto delle correnti d’aria, per far propagare più rapidamente le fiamme. Questo è ciò che è accaduto nella serata di venerdì e la simultaneità dei casi, registrati in punti della provincia molto distanti tra loro – come Sarno, Salerno e Santa Marina – non può far pensare ad una identica mano, ma a più autori mossi da interessi simili. Del resto è quello che avviene praticamente ogni anno, nel mese di agosto in particolar modo, quando le cronache si riempiono dei resoconti di incendi, piccoli e grandi, che toccano montagne e colline del territorio salernitano. E si ritorna a parlare del “business dei roghi” o dell’industria degli incendi.

Dietro questi incendi c’è molto spesso la mano di professionisti, a volte assoldati da terzi con l’obiettivo di rendere edificabili quei terreni non più rimboscabili oppure di consentire ai pastori di rinnovare i manti erbosi dove portare a pascolare le greggi. Sono questi gli interessi principali che si nascondono dietro le centinaia, a volte migliaia, di incendi che ogni anno distruggono ettari ed ettari di vegetazione. Dimenticate la storia del mozzicone lasciato cadere a terra ancora acceso: se la Campania e la nostra provincia continuano a bruciare in queste ore non è solo colpa dell’inciviltà di qualche sciagurato. Qui siamo di fronte a vere e proprie azioni criminali.

Per scoraggiare l’opera di piromani e pastori, nel 2000, con la legge nazionale 353, è stato istituito l’obbligo per Comuni e Regioni di tenere un catasto delle aree percorse dal fuoco, con l’introduzione di una serie di vincoli che servono a salvaguardare le aree boscate e non: quello che prevede la non modificabilità della destinazione d’uso per almeno 15 anni, nelle zone boscate e nei pascoli percorsi dal fuoco, e quello che vieta la costruzione per i successivi 10 anni: un margine piuttosto ampio, ma in territori dove le definizioni dei piani urbanistici registrano tempi biblici, il provvedimento rischia di rivelarsi, alla lunga, un’arma spuntata.

Secondo il piano triennale per l’antincendio boschivo firmato due anni fa dall’ex assessore regionale all’Agricoltura, Daniela Nugnes, su 551 comuni della Campania nel 2013 soltanto 437 si sono dotati del catasto boschivo, aggiornandolo in maniera costante. Un aggiornamento che però non avviene ormai da anni, tant’è che il sistema regionale del Catasto Incendi è fermo al 2007, senza possibilità per l’utente di consultarlo liberamente. Il motivo? Il programma realizzato dall’ufficio regionale è talmente vecchio che per potervi accedere occorrerebbe avere sul proprio personal computer una versione di Internet Explorer che non viene più rilasciata da almeno dieci anni.

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