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Partito il monitoraggio dell’Isde lungo il fiume Irno

SALERNO. Anche l’Isde, l’associazione internazionale di medici per l’ambiente, farà la sua parte riguardo la questione inquinamento nella Valle dell’Irno. Un piccolo team capitanato dal...

SALERNO. Anche l’Isde, l’associazione internazionale di medici per l’ambiente, farà la sua parte riguardo la questione inquinamento nella Valle dell’Irno.

Un piccolo team capitanato dal vicepresidente dell’Isde, l'associazione internazionale dei medici per l’ambiente, Franco Musumeci, lo scorso 28 maggio ha effettuato una prima serie di prelievi lungo le rive del fiume Irno, partendo proprio dal parco urbano di Pellezzano. Alghe, muschi e licheni sono stati il primo obiettivo, prelevati a monte e a valle delle Fonderie Pisano, primo osservato speciale. Al loro fianco gli attivisti del presidio permanente guidato da Martina Marraffa, che hanno accompagnato la squadra indicando i punti critici rilevati durante precedenti escursioni.

Si parla di ritrovamenti di muschi ed altre piante di colore rossastro ma anche di altre anomalie che ora saranno al vaglio di esperti per capire se l’origine di tali colorazioni sia di matrice industriale o meno. Ma il tipo di ricerca non si indirizzerà solo verso l’opificio di via dei Greci. «Il nostro non è un lavoro semplice – spiega Musumeci – poiché si parla di analizzare un’area con un diametro di almeno tre chilometri in linea d’aria, comprendente diverse realtà industriali, delle cave, un cementificio e delle arterie stradali alquanto trafficate come l’autostrada Salerno-Avellino. Sarà un lavoro da diluire in diversi giorni, per un totale di circa 50 tipi diversi di prelievi, iniziati con le analisi sul fiume e ai suoi bordi e che continuerà su foglie, alberi e suoi frutti e su prodotti animali. Uova soprattutto, dato che nel rosso dell’uovo spesso si rilevano sostanze chimiche presenti nell’aria o nei cibi per gli animali».

Controlli sul suolo, sui balconi dei residenti tramite delle piazze di assorbimento controlli sulla radioattività, soprattutto in prossimità degli scarichi provenienti dalle attività industriali.

«Questo lavoro potrebbe farci effettuare numerosi collegamenti e farci capire da dove proviene ogni singola fonte inquinante», conclude Musumeci. Un progetto autofinanziato dall’Isde, che avrà come scopo finale quello della pubblicazione scientifica che, assicura l’oncologo dell’Isde, «potrebbe avere un enorme impatto sulla comunità scientifica, considerando anche l’utilizzo delle ultime tecniche e strumentazioni tecnologiche». I tempi non saranno brevi. Si parla di mesi per avere un quadro completo. Di sicuro c'è la volontà di pubblicare tutti i risultati online: «Vogliamo l’estrema trasparenza – annuncia Marraffa – Vogliamo che tutto quello che uscirà sia pubblico. Così da poterlo confrontare con gli altri Enti ed istituzioni che stanno compiendo gli stessi tipi di analisi».

Emilio D’Arco

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