l’intervento

Partecipare in maniera massiccia per rappresentare i cittadini

di ALFONSO ANDRIA* O. ggi si voterà per il rinnovo del Consiglio provinciale di Salerno. A norma della legge Delrio dell’aprile 2014, che ha profondamente depotenziato ruolo e attribuzioni delle...

di ALFONSO ANDRIA*

O. ggi si voterà per il rinnovo del Consiglio provinciale di Salerno. A norma della legge Delrio dell’aprile 2014, che ha profondamente depotenziato ruolo e attribuzioni delle Province, si tratta di un’elezione di secondo grado. Dunque non viene chiamato alle urne l’intero Corpo elettorale, ma soltanto i sindaci e i consiglieri dei 158 Comuni esprimeranno i 16 consiglieri provinciali (il numero è fissato in proporzione a quello della popolazione residente nel territorio).

La stessa legge dispone che i presidenti delle Province durino in carica un periodo doppio rispetto a quello dei Consigli (4 anni a fronte di due). Il presidente Giuseppe Canfora è a metà del suo mandato che completerà nel 2018.

Premetto, per onestà intellettuale, che la legge in questione ha superato favorevolmente per ben due volte il vaglio della Corte Costituzionale. Il testo Delrio ripete, invero irritualmemte, agli articoli 1 e 51, l’espressione «in attesa della riforma costituzionale...», quasi a volerne dare per scontato l’esito, diversamente da quanto è poi accaduto. Comunque non discuto il dato giuridico; esprimo invece forti perplessità sul piano politico: dopo il verdetto referendario del 4 dicembre scorso, che lascia invariato l’articolo 114 – Titolo V – della Costituzione, è giusto – e appunto politicamente opportuno – continuare ad espropriare il corpo elettorale del diritto di eleggere i Consiglieri provinciali? Se cioè in capo alle Province permangono le garanzie costituzionali non sarebbe auspicabile un nuovo protagonismo dei cittadini?

A me pare, e non solo per esperienza direttamente vissuta da presidente della Provincia di Salerno a seguito di elezione diretta per due consecutivi mandati, che quella dimensione istituzionale sia utile alle comunità e ai territori, e in primo luogo ai Comuni che in quell’Ente intermedio possono trovare un riferimento adeguato alle istanze locali in grado di rafforzarle e rappresentarle al loro fianco presso i Governi regionale e centrale.

Per non parlare della dolorosa situazione del personale, della peregrinazione di tanti dipendenti che hanno dovuto collocarsi altrove, in origine prevalentemente presso le cancellerie degli uffici giudiziari, poi negli Enti locali, talvolta disperdendo quel patrimonio di competenze acquisito nel corso degli anni o comunque diversamente impiegandolo.

Gridarono al miracolo i detrattori delle Province e tanti di loro, in epoca più recente, non credettero ai propri occhi quando il quesito referendario ne propose la cancellazione delle garanzie costituzionali e dunque convintamente si schierarono per il Sì, salvo poi – all’esito del voto del 4 dicembre 2016 – a riconvertirsi e a prendere parte indirettamente o addirittura direttamente alla competizione odierna.

Ma oggi si vota, anche in una contingenza sfavorevole dovuta alle avversità atmosferiche delle ultime ore che, si spera, non condizionino la mobilità degli amministratori locali/elettori. Accontentiamoci perciò – questo è l’auspicio – di una loro partecipazione massiccia, che è pur sempre un modo per esercitare responsabilmente la rappresentanza dei cittadini!

* Presidente della Provincia dal 1995 al 2004

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