LE RIVELAZIONI

Paradise Paper, i "potenti" scoperti ora si difendono

La risposta alla diffusione dei dati sui patrimoni di 127 volti noti fra cantanti e politici

BRUXELLES - Lo scandalo dei Paradise Papers agita l'opinione pubblica e i governi promettono di correre ai ripari mentre fioccano smentite e precisazioni da parte dei personaggi chiamati in causa per gli investimenti nei paradisi fiscali. Domenica 13,4 milioni di file provenienti dallo studio legale delle Bermuda "Appleby" hanno portato alla luce i patrimoni offshore di 127 potenti del mondo: nella lunga lista sono finiti cantanti del calibro di Bono Vox e Madonna, ma anche la regina Elisabetta II, il ministro per il Commercio Usa, Wilbur Ross, e l'ex cancelliere tedesco social-democratico Gerhard Schroeder. Tra i capi Stato pizzicati, anche il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, due ministri brasiliani - di Industria e Agricoltura - e il ministro delle Finanze argentino, Luis Caputo. Una nuova inchiesta internazionale, dopo quella dei Panama Papers del 2016, alla quale i diretti interessati hanno reagito, negando ogni illecito. Ma il contraccolpo politico si è sentito. In Gran Bretagna il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, senza menzionare esplicitamente la regina Elisabetta e i 10 milioni di sterline investiti alle isole Cayman dal fondo che amministra il suo patrimonio, ha sollecitato le scuse di chiunque abbia investito fondi nei paradisi fiscali caraibici per eludere le tasse. "Chiunque porti denaro nei paradisi fiscali per eludere le imposte nel Regno Unito, e ovviamente su questo bisogna indagare, dovrebbe fare due cose: non solo chiedere scusa, ma anche riconoscere ciò che sta facendo alla società", ha affermato Corbyn, parlando a Londra a margine della conferenza della Confindustria britannica (Cbi). "Se una persona molto ricca vuole eludere le imposte nel Regno Unito e mettere il denaro in un paradiso fiscale, chi è che ci rimette?", si è chiesto il leader dei laburisti. "I nostri ospedali, le noster scuole e tutti i servizi pubblici", è stata la sua risposta, "nonchè il resto della popolazione che deve pagare per compensare questo deficit". Secondo quanto rivelato nei Paradise Papers, 10 milioni di sterline dei fondi privati di Sua Maestà sono stati investiti in un fondo off-shore, alle isole Cayman e alle Bermuda, tramite il Ducato di Lancaster. Una reazione dura è arrivata anche da Bruxelles: il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ha parlato di "rivelazioni sconvolgenti" e ha chiesto l'adozione di nuove misure per contrastare il fenomeno. "Questo nuovo scandalo dimostra ancora una volta come alcune aziende e ricchi individui siano pronti a fare di tutto per non pagare le tasse", ha commentato. Da qui, "l'appello agli Stati membri ad adottare rapidamente una lista nera europea dei paradisi fiscali, così come altre misure dissuasive".