«Papa Francesco, venga a visitare Pompei»

L’appello dell’arcivescovo Caputo a monsignor Becciu durante la Supplica alla Madonna del Rosario

POMPEI. «Accogliendo lei, che è uno dei più stretti collaboratori del Santo Padre, accogliamo idealmente anche il Papa, in questo che è il Santuario del Papa. Il nostro fondatore, infatti, volle farne dono al Santo Padre Leone XIII rendendo così ancora più stretto il legame tra Pompei e la Santa Sede. Legame rimarcato dalle due visite di Papa Giovanni Paolo II (1979 e 2003) e da quella di Papa Benedetto XVI, nel 2008. Ed ora aspettiamo Papa Francesco. Speriamo che, anche con la sua mediazione, venga presto a Pompei». Così l'arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, in occasione ieri della celebrazione della Supplica alla Madonna del Rosario, rivolto a monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, che ha presieduto alla celebrazione. «Pompei - ha aggiunto monsignor Caputo - è la città della carità, carità operosa e sempre nuova, attenta alle nuove povertà e pronta a rinnovare attività ed iniziative, seguendo i bisogni della società, ma sempre uguale nello spirito e nella dedizione che, aprendo le porte di casa, spalanca quelle del cuore, secondo il carisma di Bartolo Longo. Proprio in questi giorni abbiamo accolto 50 ragazzi, i cui genitori si trovano in carcere, che si aggiungono agli altri 200 che fanno già parte della nostra famiglia. Questo, che è il segreto delle nostre istituzioni, deve continuare ad esserne l'asse portante, grazie anche al contributo di numerosi benefattori italiani e stranieri, con la certezza che la carità non avrà mai fine».

La città campana, dunque, si candida ad accogliere il Santo Padre che, nell’Angelus di ieri da piazza San Pietro aveva ricordato ai fedeli la ricorrenza della Supplica alla Madonna. «Ottobre è il mese del Rosario - ha affermato Papa Francesco - e in questa prima domenica è tradizione recitare la Supplica alla Madonna di Pompei, la Beata Vergine Maria del Santo Rosario». «Ci uniamo spiritualmente - ha aggiunto - a questo atto di fiducia nella nostra Madre, e riceviamo dalle sue mani la corona del Rosario: è una scuola di preghiera, una scuola di fede».