«Panico mente per convenienza»

Pagani, al processo “Linea d’ombra” i legali degli imputati vanno all’attacco del grande accusatore

PAGANI. Gli avvocati del processo “Linea d’ombra” sollevano dubbi sulla versione di Amerigo Panico, ravvisando forti contraddizioni rispetto alle sue dichiarazioni. È la linea comune seguita dai primi tre legali impegnati ieri nelle arringhe davanti ai giudici del primo collegio, in difesa di Massimo Quaratino, Giovanni Barone e Antonio Fisichella.

«Se lo stesso pm che aveva richiesto la cattura dei miei assistiti ne ha chiesto l’assoluzione – ha esordito l’avvocato Silverio Sica, difensore di Barone e Quaratino – significa che il prodotto del processo non lo ha convinto. Questo processo è sorta di nebulosa, con rancori e vendette politiche, con l’intera realtà di una comunità calata in un dibattimento. È una cosa non facile, specie per chi non vi appartiene». Sica non crede al “sistema Pagani”, considerando l’intero procedimento «fondato, più che sui fatti, sulle parole che li valutano. Perché l’assunzione del dottor Barone – si chiede Sica - è mostrata come imposta? Panico è vittima di ingiustizie nel corso del tempo oppure, a un certo punto, non gode più di stima e rapporti che c’erano nel passato? Ho cercato nel ruolo di direttore commerciale per Barone e di assessore per Quaratino, ma di fatti ne ho trovati talmente pochi che ho grande difficoltà a discuterne. Dove lo trovate Barone coinvolto, come sodale politico, a fianco a Gambino? Non c’è. Fa solo il direttore. Fa la spia per caso? Riferisce o complotta contro Panico? E’ in rapporto di amicizia confidenziale. Spesso nelle intercettazioni c’è adesione di Barone ai pensieri di Panico. Come per il problema spazzatura. Qual è la condotta criminosa? Quaratino in una intercettazione spiega la sua idea di politica, che possa servire al suo paese, che non si possono comprare i voti, che bisogna operare rendendo servizio alla gente. Lo ha ripetuto in forma umile e disperata. Panico era informatissimo della realtà di Pagani, al punto da far saltare la commissione commercio non facendo andare persone a lui amiche». L’avvocato accenna all’informativa sulla subornazione che portò alla rinuncia al mandato della collega Amelia Albano, definendo quelle intercettazioni “chiacchiere di paese”, senza alcun accenno alla prima fase della sua linea difensiva puntata alla teoria del complotto.

Identico percorso seguito dal collega Carrara, anche lui difensore di Quaratino. «Non riesco a capire quale ragione spinge Panico, dopo la prima ondata di arresti, ad andare dai carabinieri spontaneamente a dire che aveva denunciato anche altre persone, cercando di dare un ruolo a Quaratino attraverso forzature grosse. Da un anno e mezzo cerco spiegazioni. C’è una sorta di astuzia del Panico che ha negato l’evidenza». Calabrese ha chiesto lumi su Fisichella. «Che c’entra? Si ritrova imputato con errori nei capi d’accusa, ma di fatto estraneo al processo. Panico è uno che registra per incastrare qualcuno e non conserva copie di assegni. Non ha detto la verità». L’assoluzione è stata chiesta dall’avvocato Fezza per Pandolfi Elettrico.

Alfonso T. Guerritore

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