Palloncini bianchi e striscioni per Angelo 

Folla commossa e silenziosa per l’addio al 17enne morto a casa dell’amica a Nocera. «Pregate per la sua felicità eterna»

Una bara bianca, accanto un cero acceso. La navata della concattedrale di “Santa Maria della Visitazione” colma di persone raccolte in un muto dolore per rendere l’estremo saluto.
Sul sagrato una distesa di palloncini, bianchi anche quelli, e tanti striscioni alle ringhiere, sui quali erano scritti i messaggi d’addio e di cordoglio in memoria di Angelo Piccolo. A fare da sottofondo il silenzio assordante e mesto, rotto dai singhiozzi, di quanti ancora non vogliono credere in una tragedia consumatasi inaspettatamente e troppo presto
Si sono svolti così, ieri pomeriggio, i funerali del diciassettenne cavese deceduto domenica sera, in un’abitazione di via Francesco Solimena a Nocera Inferiore, dove si trovava in compagnia di un’amica. Racchiusi nel dolore i familiari, i parenti, gli amici, i compagni di classe dell’Istituto Superiore “Della Corte - Vanvitelli”, gli sbandieratori del gruppo di cui Angelo faceva parte e i supporter della Cavese, di cui il ragazzo era tifoso.
«Abbiamo tutti un pezzo della nostra vita lassù in cielo. Sarai sempre vivo nel nostro ricordo». Queste le parole dedicate alla memoria del diciassettenne da parte di chi con lui stava condividendo quegli anni dell’adolescenza che dovrebbero essere spensierati. Nei loro occhi, l’unica consolazione è il ricordo dei momenti belli passati insieme. «Eravamo come due fratelli, non saresti dovuto andare via così presto – scrive un amico – Rimarrai nel mio cuore per sempre, ricordo tutte le sciocchezze che abbiamo fatto insieme. Stavamo sempre insieme. Mai avrei immaginato che potessimo allontanarci. Ti penso sempre Angelo mio, tuo fratello per sempre».
Proprio a loro, ai giovani amici di Angelo, si è rivolto don Rosario Sessa durante la celebrazione del rito funebre. «Ognuno di voi ha conosciuto Angelo e per lui dovete pregare affinché la sua sia una felicità eterna – ha detto don Rosario ai tanti giovani che hanno affollato la concattedrale –. La morte, soprattutto quando avviene così presto, è sempre un grande terremoto per tutti ma in particolar modo per voi giovani amici di Angelo. Un terremoto che vi deve far riflettere e pensare: a 17 anni nessuno dovrebbe morire, perché si pensa di avere tutta la vita davanti. Eppure in un attimo quelle certezze, quelle sicurezze che si crede di avere proprio in virtù di tale gioventù crollano all’improvviso. E quando capitano queste circostanze terrificanti e colpiscono chi ha fatto con noi esperienza di vita, ha camminato, studiato, riso, pianto e scherzato con noi, ti senti davvero toccato, anche arrabbiato di fronte a una pagina sconvolgente di sofferenza. Ma la morte di Angelo non dovrà essere vana, deve invece scrivere a chiare lettere qualcosa nel vostro cuore, perché Dio scrive sempre nel nostro cuore anche e soprattutto quando si affrontano momenti dolorosi».
Dopo l’omelia e l’ultimazione della funzione, un lungo applauso commosso ha accompagnato i genitori di Angelo, Massimiliano e Mariagrazia Faiella, e il fratello Gianmarco nel percorso fuori dalla chiesa. Ad attendere la bara bianca, all’uscita, i volti addolorati di centinaia di persone raccolte intorno alla fontana dei delfini che proprio in quel momento ha cominciato a zampillare e le luci rosse di cento fumogeni con i quali i supporters della Cavese hanno voluto rendere, a modo loro, l’ultimo sentito omaggio al diciassettenne prima di accompagnare il corteo funebre lungo il borgo porticato e corso Umberto I fino al civico cimitero di via Ugo Foscolo.
Giuseppe Ferrara
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