Palinuro, sub morti tenendosi per mano

Il processo per la tragedia nella “Grotta degli Occhi”: «Non dovevano farli entrare lì dentro»

Sono emersi importanti elementi durante la seconda maxi udienza relativa al processo dei quattro sub morti nel 2012 nella “Grotta degli Occhi” di Palinuro. Nell'aula ‘Falcone-Borsellino’ del Palazzo di Giustizia di Vallo della Lucania sono stati ascoltati due ufficiali di polizia giudiziaria, Carlo Zelinotti del nucleo sommozzatori, che ha coordinato i rilievi all'interno della grotta e Angelo Pistorio del nucleo speciale di Intervento del Comando generale del corpo delle Capitanerie di porto di Roma.

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Durante l'udienza, è emerso, che i quattro sub neofiti, dotati di un brevetto di primo livello, Open Water Diver, non avrebbero potuto sostenere quel tipo di immersione e pertanto non sarebbero mai dovuti essere in quella grotta. Pistorio in particolare ha spiegato che la "Grotta degli Occhi" è un ibrido tra caverna e grotta marina, ossia dispone di una cavità parzialmente illuminata definibile come "caverna" ed una parte totalmente buia (il ramo
infangato nel quale vennero recuperati i cadaveri dei sub) definibile come grotta. Sia la caverna che la grotta, per essere esplorate, necessitano di preparazioni ed attrezzature particolari e di un brevetto "cave" o "cavern". Sono stati mostrati i filmati della "Grotta degli Occhi" attraverso un proiettore: è stato possibile scorgere la presenza del limo all'interno della grotta ed il suo innalzarsi durante la pinneggiata dei sommozzatori. Sono stati,
altresì proiettati dei grafici raffiguranti l'iter subacqueo dei sub durante l'immersione. E' emerso inoltre che i dati di Cavaccini e Telios, fossero sovrapponibili, facendo presumere che i due si siano presi per mano durante i minuti che hanno preceduto il loro decesso, forse per trovare insieme una via di uscita dalla grotta.

«Lo spaccato evolutivo dei dati emersi – dichiara l’avvocato del giovane Telios, Benedetta Sirignano - evidenzia la natura di questo incidente come un sinistro ove non c'è fatalità, bensì una connessione di azioni ed
omissioni che sommate tra loro hanno determinato i fatti oggetto di causa». La prossima udienza è stata fissata al 27 maggio.