Palazzo Pinto diventa un laboratorio aperto

Firmato l’accordo, ospiterà la Soprintentenza regionale

Salerno ospiterà la sede regionale della Soprintendenza Archeologica (nata a seguito della riforma voluta dal ministro Franceschini). I locali scelti sono quelli dello storico Palazzo Pinto. Ieri mattina, presso la Provincia di Salerno, c’è stata la firma dell’accordo di comodato d’uso che vede coinvolti tre enti: la Provincia, la stessa Soprintendenza e l’Azienda universitaria ospedaliera “Ruggi D’Aragona”, rappresentata dal direttore generale Vincenzo Viggiani. «Quello che realizziamo oggi è un piccolo miracolo – ha spiegato il presidente Giuseppe Canfora – Un lavoro di sinergia non facile a causa anche della complessità dell’iter amministrativo. Spero che con questo arricchimento Palazzo Pinto diventi ancora più prestigioso». Gli incontri e i lavori per giungere a questa firma sono durati più di un anno e a sbloccare la situazione è stato anche l’intervento del deputato Tino Iannuzzi (ieri presente in sala). Gli uffici della Soprintendenza saranno allocati al secondo piano dell’edificio (per un totale di 700 metri quadrati); questo perché i lavori di consolidamento e restauro sono stati finalmente completati.

«È occorsa la volontà di tutti per raggiungere questo scopo – ha detto la soprintendente Adele Campanelli – perché le carte hanno impedito che la cosa fosse resa semplice. Nonostante i tempi lunghi, sappiamo però che tutto è stato fatto nel modo giusto. Salerno ospiterà una nuova istituzione che conta 590 dipendenti e 35 sedi sul territorio. Da questi uffici partono tutti i pareri relativi al territorio vincolato. La sapienza di Iannuzzi è riuscita a far convergere su questa destinazione, contro ogni logica che voleva che la sede fosse allocata a Napoli. E adesso la città avrà la visibilità degna dell’istituzione che dovrà ospitare».

Ma la soprintendente ora ha un altro sogno da voler realizzare. «La città deve entrare dentro Palazzo Pinto – ha spiegato – quindi non dovrà solo ospitare gli uffici, ma assumere una funzione di promozione culturale. È mia intenzione realizzare a piano terra dell’edificio un laboratorio “open air”, così che attraverso le vetrate i visitatori possano vedere il lavoro che si fa per recuperare la storia del territorio. C’è bisogno di avvicinare la città alla storia antica e di mettere in pratica quanto dichiarato dall’articolo 9 della nostra Costituzione».

Insomma, l’obiettivo è quello di aprire ulteriormente il palazzo alla cittadinanza. Non bisogna, infatti, dimenticare che l’edificio ospita già la Pinacoteca e l’Enoteca provinciale, meta di turisti ed appassionati. Con la futura apertura del laboratorio di restauro potrebbe diventare luogo di grande richiamo per gli appassionati dell’arte. D’altronde, come ha detto la soprintendente Campanelli, «questo palazzo rappresenta un palinsesto della nostra storia» e come tale deve essere conosciuto da tutti.

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