Palazzo Genovesi, non solo scenografia 

A marzo riapriranno i battenti i laboratori tecnologici della facoltà di Informatica. Il primo piano è ancora da restaurare

C’è stato bisogno di riparare danni da non poco conto. Si è tentato di comprare di nuovo almeno i macchinari e i processori più importanti, anche se ci vorrà altro tempo e parecchi soldi per riavere a disposizione tutta la strumentazione che c’era prima. Nonostante le difficoltà, però, il secondo e il quarto piano di Palazzo Genovese, sede di due Laboratori tecnologici della Facoltà di Informatica dell’Università di Salerno, riaprirà nei primi giorni di marzo dopo la chiusura forzata per il furto della scorsa estate. I ladri hanno svaligiato i laboratori che erano stati allestiti, in convenzione tra l’Università e il Comune, con Fondi europei finalizzati alla creazione dei Centri di competenza regionali e che spesavano anche la riqualificazione di sedi d’interesse storico. Grazie a questi soldi furono comprate attrezzature innovative e furono ristrutturati tutti gli spazi, con un lavoro importante di recupero degli affreschi e degli arredi che la banda di ladri ha pensato bene di vandalizzare. E danni ancor più ingenti sono stati causati al terzo piano del palazzo (appartenente a privati) dove i ladri hanno portato via anche le porte settecentesche. La determinazione di una squadra tutta di donne, con a capo la professoressa Genoveffa Tortora come responsabile scientifico e l’attuale consigliera comunale, Paola De Roberto come responsabile tecnico, ha fatto sì che i laboratori ritornassero a vivere con i loro professori, dieci tra ordinari e ricercatori, e i rispettivi team di studenti impegnati in progetti innovativi.
Dove, invece, si trovavano le stalle del Palazzo – che nel ‘700 il barone di Montecorvino, Matteo Genovese, acquistò dai padri Teresiani per 165 ducati (con l’obbligo di investire 4 mila ducati in opere di restauro) – la gestione resta in mano al Comune, che mette a disposizione gli spazi per mostre ed eventi al costo di 100 euro. Mentre al piano terra dove si apre il cortile dal quale sale la scala monumentale, si tenta di rendere gli spazi funzionali per la cultura, e al secondo e al quarto ci sono i Laboratori d’eccellenza dell’Università, al primo piano abitano abbandono e degrado. Secondo le valutazioni tecniche, i lavori per rimettere in piedi anche quest’ala del Palazzo sono complessi, richiedono particolari capacità tecniche e cura architettonica e i costi da affrontare sono ingenti. Il passare del tempo, la mancanza di protezione (di quel che resta) della struttura e degli stucchi dalle intemperie e le irruzioni di ladri e vandali rendono i lavori di restauro ancora più complicati, anche se urgenti.
Nei desiderata dell’amministrazione comunale, però, ci sarebbe quella di ridare centralità a questo palazzo che sembra avere ribalta solo quando sui balconi vengono istallate le Luci natalizie. Tra le ipotesi, quella d’inserire il Palazzo nel circuito dell’Art bonus, uno strumento che consente un credito d’imposta pari a al 65 per cento dell’importo donato a chi effettua erogazioni di denaro a sostegno del patrimonio culturale italiano.
Anche l’Università, considerando che ha già in gestione due piani e che da anni è alla ricerca di uno spazio fisico di collegamento con Salerno, potrebbe immaginare qui una sua sede di rappresentanza. Il nodo, in questo come in altri casi, è far in modo che i contenitori più importanti della città possano non solo essere riqualificati, ma che vivano e incidano sullo sviluppo e sulla vitalità culturale dei quartieri dove si trovano.
Eleonora Tedesco
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