Palazzo Fruscione, riapre lo scrigno della storia

L’edificio conserva le testimonianze del passato della città. Sarà polo culturale De Luca: «Con San Pietro a Corte diventerà patrimonio mondiale Unesco»

«Con il recupero di palazzo Fruscione ritengo definitivamente morta la “Città assente”, termine con cui Aurelio Musi definiva quegli otto-nove secoli in cui Salerno scompare dalla scena del mondo, perdendo il suo orgoglio civico e la consapevolezza d’esser stata una grande città». Con queste parole il sindaco, Vincenzo De Luca, ha riaperto ieri mattina palazzo Fruscione, l’antico edifico che conserva stratificate le diverse testimonianze del nostro passato. «Questo – ha aggiunto – è il simbolo, accanto a San Pietro a Corte, di una Salerno che tra XI e XIII secolo è stata uno dei fuochi della cultura europea, con la sua università sorta prima di Parigi e Bologna».

Il palazzo, che prende il nome dall’ultima famiglia che ne ha detenuto la proprietà, dal 1967 è del Comune, ma solo nel 2009, con l’amministrazione De Luca e i finanziamenti europei si è potuto iniziare il progetto di recupero, guidato dall’architetto Mario Dell’Acqua: «A parte il nostro lavoro concreto, si può dire che il restauro sia iniziato 150 anni fa. Già lo storico Salvatore De Renzi se ne occupò, ipotizzando, per errore, che il palazzo fosse l’estensione della reggia di Arechi II. I bombardamenti dell’ultima guerra, misero in evidenza tutta la grandezza dell’edificio. Poi arrivò il vincolo della Soprintendenza, l’occupazione da parte di famiglie di senzatetto, l’acquisto da parte del Comune, lo sfratto e un lungo lavoro di recupero».

Già dall’esterno il complesso colpisce per la sua magnificenza: archi e bifore che sormontano portali e colonne, testimonianze d’arte del periodo normanno-svevo e della prima stagione angioina. Ma è nel sottosuolo di Palazzo Fruscione che sono emersi altri importanti stratificazioni del nostro passato, tanto da poterlo veramente definire “Palazzo della Storia di Salerno”. Paolo Peduto, che ha guidato i saggi archeologici e gli scavi, sottolinea come «il mosaico romano rinvenuto qui è l’unico di Salerno quasi del tutto integro: risale al I secolo dopo Cristo ed è di un impianto termale».

Pur trovandosi a poca distanza delle vicine terme dell’ipogeo di San Pietro a Corte, apre ad un rebus: perché si trova ad un livello superiore rispetto alle coeve terme sottostanti la cappella di Arechi II? A rispondere è Antonio Braca, storico dell’arte della Soprintendenza ai Bsae: «Probabilmente ci troviamo dinanzi a strutture di uno stesso complesso disposto a più livelli. I romani sfruttarono i terrazzamenti anche per favorire il deflusso abbondante di acqua per le loro terme salernitana».

Il palazzo si sviluppa su tre piani, più un terrazzino che offre una visione inedita sul centro storico. Il secondo e il terzo presentano saloni affrescati, ma anche colonne e decorazioni in pietra che sono state lasciate a vista. Con un ascensore sono state abbattute le barriere architettoniche. Quanto alla destinazione d’uso: l’ultimo piano ospiterà Casa della Poesia, i primi due invece verranno destinati ad associazioni culturali per fare del complesso un grande polo culturale nel cuore del centro storico. «Credo – ha annunciato De Luca – che riusciremo ad inserire San Pietro a Corte e palazzo Fruscione nel patrimonio mondiale dell’Unesco».

Paolo Romano

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