Paif e Termopaif Da domani sciopero dei lavoratori

La decisione dopo un’assemblea negli stabilimenti Palma (rsu): «Da parte dell’azienda nessuna apertura»

I lavoratori della Paif e della Termopaif da domani incroceranno le braccia. Nel corso di un’assemblea tenutasi ieri mattina presso l’ingresso degli stabilimenti del gruppo, in via Spineta, i lavoratori hanno deciso di indire uno sciopero a tempo indeterminato a partire dalle 7 di domani. La scelta è giunta dopo la bocciatura da parte della proprietà di un piano preliminare che era stato presentato venerdì mattina in Prefettura, a Salerno, dalle organizzazioni sindacali. Si chiedeva, in sostanza, di applicare un ridimensionamento dell’organico delle due aziende pur di salvarne il futuro.

Da parte della famiglia Pastena, proprietaria del gruppo societario, era stata invece confermata la messa in liquidazione della Paif, con il conseguente licenziamento di tutti i 31 lavoratori, e il ridimensionamento estremo della Termopaif, con l’addio a 25 unità.

I lavoratori degli storici stabilimenti battipagliesi hanno deciso di far valere comunque le loro idee, amplificandole con uno sciopero che andrà avanti a tempo indeterminato. Chi opera all’interno della Paif e della Termopaif si è detto disposto ad un sacrificio, con licenziamenti che comunque peserebbero sull’attività produttiva delle aziende, pur di evitarne la chiusura. «Sembra che non sia spazio per delle aperture da parte dell’azienda – spiega Carmine Palma, rsu Paif – siamo stati così costretti a indire uno sciopero generale. Noi lavoratori siamo disposti a delle rinunce, ma ci devono essere i presupposti per rivedere i piani che sta per presentare la proprietà, che prevedono liquidazione della Paif e ridimensionamento della Termopaif».

Su un totale di 84 assunti presso le due aziende, la forbice che divide lavoratori e sindacati con la proprietà è piuttosto ampia. La proposta della famiglia Pastena prevede un totale di 56 licenziamenti, ossia tutti quelli in carico alla Paif (31), che sarebbe così liquidata, e 25 alla Termopaif su un totale di 53. Sindacati e lavoratori, invece, sarebbero disposti a ragionare su un massimo di 30 licenziamenti, di cui 18 alla Paif e 12 alla Termopaif, con la possibilità di rientri futuri. La differenza tra le due proposte è sostanziale. «I confini per ragionare ci sono, la proprietà deve solo volerlo – si sfoga Palma – noi non siamo contro nessuno, vogliamo solo lavorare, e ci sono ancora le condizioni per farlo. Tanti clienti continuano a chiamare per avere prodotti. Siamo persone con famiglie ed aspettative di vita, non numeri. Per decenni abbiamo dato la parte migliore delle nostre esistenze in quelle fabbriche ed ora qualcuno vuole girare pagina».

Francesco Piccolo

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