«Pagati a caro prezzo 8 anni di crisi» 

Prete: «Nella nostra area produttiva sono venute meno aziende non del posto»

SALERNO. «I posti di lavoro che l’industria salernitana ha perso in questi anni sono l’esatta fotografia della straordinaria crisi economica che abbiamo vissuto nell’ultimo decennio». Andrea Prete, presidente di Confindustria e della Camera di commercio, non si sorprende dei dati confluiti nel dossier inviato dalla Regione al Ministero, che certificano come, solo a Salerno, tra il 2013 e il 2016, le aziende abbiano licenziato ben 1.543 dipendenti. Una vera e propria ecatombe in termini di cessazione del rapporto del lavoro, che ha rappresentato un dramma per tantissime famiglie. «È il conto salatissimo che è stato pagato – evidenzia Prete – per gli 8 anni di crollo del mercato».
Un trend negativo che ha fatto sì che lo zona industriale cittadina progressivamente perdesse il suo ruolo originario, procedendo verso una trasformazione. Un fenomeno che, tuttavia, Prete non ritiene che sia un effetto immediato e diretto della crisi economica. «La zona industriale di Salerno – spiega Prete – è in fase di trasformazione, già da qualche decennio, ed è diventata un’aria mista, con propensione ad attività del terziario. In questi anni, poi, alcune aziende storiche, come Pennitalia e Ideal standard, solo per fare qualche nome, hanno chiuso definitivamente i battenti. È da rimarcare come la maggior parte delle industrie che hanno dismesso l’attività fanno parte di gruppi che hanno la sede centrale altrove e, dunque, non sono realtà industriali locali. In altri casi, invece, come per lo stabilimento della Filtrona, c’è stato un avvicendamento industriale, in quanto il sito è stato rilevato dalla Nuceria group. E pure lo storico pastificio Amato continua la sua attività grazie all’impegno dei nuovi proprietari».
La discesa vorticosa verso il baratro, tuttavia, sembra essere stata arrestata, tant’è che Prete utilizza una metafora per descrivere la ripresa: «Siamo scesi da una montagna alta almeno mille metri – rimarca – e adesso cominciamo a risalire, ma solo qualche centinaia di metri». Dunque si riparte e le imprese tornano ad investire e, quindi, ad assumere. «Anche lo Svimez – chiarisce Prete – ha certificato la crescita della Campania. Merito delle iniziative della Regione e del Governo degli ultimi due anni. Mi riferisco, in particolare, ai contratti di sviluppo e di programm . E agli interventi per le aree di crisi non complesse».
Gaetano de Stefano
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