Il caso

Pagare con i soldi di carta La ricetta anti-crisi dei negozi

A Salerno debutta lo scec, un buono locale per integrare il pagamento in euro. Se un prodotto costa tre euro, se ne pagano due ed uno scec

SALERNO. Affrontare la crisi con lo Scec, adottando una sorta di moneta non convenzionale basata sugli sconti. Questa la mission lanciata da Arcipelago Scec Campania, facente parte di un coordinamento nazionale di associazioni che lavorano ad un progetto comune. A Salerno, partita un po’ in sordina nel 2013, la “Solidarietà che cammina” è riuscita a farsi spazio solo nell’ultimo periodo anche se in molti ancora storcono il naso e la guardano con sospetto.

Ma cos’è lo Scec? È tecnicamente un “buono locale” che può essere utilizzato all’interno del circuito commerciale di Arcipelago per integrare così il pagamento in euro. Ad esempio: in un’attività commerciale, se un prodotto costa tre euro, per gli aderenti all’iniziativa, il costo sarà di due euro ed uno scec.

Diventare socio è molto semplice: basta collegarsi al sito www.arcipelagoscec.net, e registrarsi nella propria regione di appartenenza. L’iscrizione può essere fatta sia come privato cittadino che come professionista o ancora come azienda. Una volta completata la procedura di adesione vengono immediatamente regalati ben cento scec da poter adoperare per lo scambio economico. L’obiettivo principale è quello di dare nuovo vigore all’economia locale, alimentare le reti di acquisto all’interno del quartiere e permettere ai negozianti di abbassare, almeno formalmente, i prezzi, senza perderci sui ricavi. «Questa – spiega Giacinto Chirichella, ad oggi unico referente Punto scec sul territorio salernitano – è un’associazione nata principalmente per creare un meccanismo economico complementare all’euro senza cercare di indebolirlo». E Chirichella punta l’accento anche sul termine “locale” perché «l’obiettivo è quello di valorizzare i produttori e la produzione territoriale con lo scopo di riallacciare i legami comunitari grazie al tessuto economico solidale». Ad aver sposato in pieno il progetto è Mauro Mondelli, della cooperativa Caracol: «Noi ci occupiamo di commercio equosolidale – spiega – attraverso la vendita dell’equocaffè in cialde e monodose. Abbiamo acquirenti che ci pagano in scec sia a Salerno che a Fisciano». Ad aver aderito alla rete anche l’Eco Bistrot, in via lungomare Colombo: «Avevo due clienti abituali che li utilizzavano – racconta Gianluca Di Martino, proprietario del locale – un ragazzo di Nocera e una signora che tutti i pomeriggi veniva a degustare del tè». Ma sono anche le persone che, tramite il passaparola, sono venute a conoscenza di questa realtà e si sono messe in gioco come la signora Maria Rosaria Basso: «Ho utilizzato gli scec in più occasioni – spiega – per pagare la revisione della macchina, ma anche nell’acquisto di prodotti solidali come pasta artigianale in un negozio di Pastena, o presso alcune aziende del Cilento. In ultimo ho partecipato ad un corso di cosmesi domestica a Cava de’ Tirreni». Va detto che la percentuale di prezzo pagabile in scec è decisa dall’impresa o dal professionista che si associa e mediamente va dal 10 al 30 per cento del costo del prodotto. «Al circuito – continua Chirichella – non possono aderire né i franchising né i grandi distributori», questo, ovviamente, per favorire le piccole botteghe. Ma c’è pure della filosofia che ruota intorno a questo progetto perché esso nasce anche dall’esigenza di ricordarci che la moneta è solamente un mezzo per perseguire il benessere della comunità e favorire così le opportunità di lavorare in rete con le realtà locali. «Purtroppo – spiega Valeria Fischetti, anche lei aderente al circuito da privata cittadina – a Salerno le persone ancora non hanno capito che si tratta in primis di solidarietà e poi di risparmio. Ad esempio io ho acquistato dell’olio risparmiando due euro».

Sostanzialmente lo scec risulta essere “tax free” ed ha la capacità di aumentare il potere d’acquisto dei residenti, creare, dove ampiamente diffuso, una spinta alla deflazione ed alimentare l’economia locale e corporativa incentivando lo scambio.