Pagani, uccise la madre Chiesta l’assoluzione

Il pm: Giordano non era in grado di intendere per totale infermità di mente La tragedia dopo un banale litigio. Per l’uomo si cerca una struttura di cura

PAGANI. Non era in grado né di volere né di intendere, Aniello Giordano, quando la mattina del 21 settembre 2015 si scagliò contro la madre brandendo il piede di un letto e colpendola alla testa fino a ucciderla. Ieri mattina il pubblico ministero Roberto Lenza ha chiesto per il 53enne una sentenza di assoluzione per totale infermità di mente, come hanno confermato i periti nominati dalla Corte d’Assise, sollecitando nel contempo la misura di sicurezza del ricovero in una struttura psichiatrica, vista la permanenza della pericolosità sociale. La sentenza è prevista per lunedì prossimo, quando il difensore Rino Carrara dovrebbe sottoporre alla Corte il nome della casa di cura disponibile al ricovero, in modo da evitare un prolungamento della detenzione in carcere.

Sospeso poco meno di un anno fa, ieri il processo è potuto riprendere perché la nuova perizia ha verificato in Giordano la capacità di stare in giudizio, di comprendere cioè quanto gli accade intorno e di difendersi. Ma è una capacità – ha spiegato il perito – frutto dell’attuale assunzione di farmaci. Ed è questa stessa terapia farmacologica – ha aggiunto – che fa venir meno adesso una pericolosità che potrebbe invece riemergere se, lasciato a se stesso, il 53enne sospendesse la cura.

È proprio quello che secondo le indagini è avvenuto nel settembre di due anni fa, quando Giordano, in cura al centro di igiene mentale, avrebbe interrotto l’assunzione dei medicinali. Per questo la sua reazione al rimprovero della madre Anna De Martino, che gli chiedeva di non fare troppo rumore nella riparazione del letto, fu così violenta da portarlo ad assassinare la 85enne. Poi l’uomo uscì in strada è andò dalla sorella, che ieri ha assistito provata all’udienza in tribunale. Fu lei la prima a cui disse di avere ucciso la mamma, e mentre lei era ancora incredula lui la lasciò per recarsi al bar in piazza D’Arezzo e ripetere ad altri la sua confessione. Da principio non gli credettero, poi qualcuno notò gli abiti sporchi di sangue e avvisò i carabinieri. Spettò a loro a trovare la tragica conferma: nell’appartamento che madre e figlio condividevano in vicolo Striano, nello storico quartiere di Casa Marrazzo, l’anziana era senza vita su una sedia, con il capo sanguinante.

©RIPRODUZIONE RISERVATA