IL CASO

Pagani, tre volte dai giudici per un errore del pc

Dipendente delle Entrate accusato di falso e poi assolto, licenziato e dopo reintegrato

PAGANI - C’era un “bug” nell’applicativo del sistema informatico del suo ufficio, ma gli fu attribuito l’errore. Lo accusarono di aver fatto gli errori di proposito per agevolare i contribuenti evasori del fisco. Per quel “bug” informatico, di cui non si sono accorti subito i tecnici, un dipendente dell’agenzia delle entrate ha subito il licenziamento senza preavviso e tre processi: uno in sede penale per falso in atto pubblico (assolto perché il fatto non costituisce reato), un altro in sede civile contro il licenziamento (con la Corte di Appello di Salerno che ha dichiarato illegittimo il provvedimento) e un terzo, ultimo solo in ordine di tempo, davanti alla magistratura contabile.

La storia dell’impiegato G.A. (queste le sue iniziali) ha davvero dell’incredibile. L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Salerno, ha subito un’offensiva giudiziaria che, solo in questi giorni, si è conclusa (si spera!) con l’ennesimo proscioglimento, stavolta decretato dalla sezione giurisdizionale regionale per la Campania della Corte dei Conti, presidente Marta Tonolo. Dopo essersi difeso nelle due sedi giuridiche, civile e penale, l’impiegato dell’Agenzia delle Entrate ha dovuto respingere e, dunque difendersi, la richiesta risarcitoria avanzata dall’amministrazione finanziaria dello Stato che gli chiedeva, a titolo di incameramento di contributi da parte dell’Erario, la somma di 43mila euro. (m. l.)

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